by Anna Maria Merlo | 4 Aprile 2018 10:48
Governo e sindacati, la battaglia dell’opinione pubblica. In agitazione anche Air France, netturbini e studenti
PARIGI. Treni bloccati ieri in Francia e oggi sarà la stessa cosa. Per la direzione della Sncf (le ferrovie nazionali) era in sciopero il 33,9% dei ferrovieri, ma la paralisi è stata quasi totale: un Tvg su 8 in funzione, un intercity su 10.
Il primo round della battaglia è stato vinto dai cheminots. I sindacati sono uniti, per il momento. Molti i cortei nelle principali città. Vi hanno partecipato anche dipendenti ospedalieri e pensionati, che già avevano manifestato nelle scorse settimane. Soprattutto, c’è stata una forte presenza di studenti nelle manifestazioni dei ferrovieri: una quindicina di università sono bloccate per protestare contro Parcoursup, il nuovo sistema di iscrizione, sospettato di introdurre surrettiziamente la selezione tra gli iscritti. A Parigi, c’è stato qualche incidente, per la presenza di persone con il volto coperto, che hanno spaccato vetrine e arredi urbani.
In sostegno allo sciopero è arrivato anche un appello di intellettuali per raccogliere fondi, che ieri aveva già più di 100mila euro.
Ma non solo ferrovieri e studenti, nel martedì nero di Macron hanno protestato anche gli addetti alla raccolta rifiuti, a cominciare da Parigi, i lavoratori della Air France (al quarto giorno di sciopero per ragioni salariali) e movimenti anche nel settore dell’energia.
All’Assemblée, il primo ministro Edouard Philippe, ha difeso la riforma delle ferrovie: «Questa riforma non ha per oggetto di privatizzare la Sncf, di privare dello statuto chi ce l’ha, di chiudere le piccole linee», ma di fare in modo che «domani la Sncf possa essere efficace, competitiva, con un servizio di qualità».
I TERMINI DELLO SCONTRO sono questi: il governo difende una riforma di modernizzazione perché la Sncf possa affrontare la prevista apertura alla concorrenza, già in vigore in molti paesi Ue. La sinistra è unita a sostegno dei ferrovieri, dal Pcf ai Verdi, Npa, Génération-s di Hamon, mentre il Ps resta isolato. La destra è nell’imbarazzo, vorrebbe una riforma ancora più radicale, ma si oppone a Macron, definito dal capogruppo Lr, Christian Jacob, «più ansiogeno che riformatore». La France Insoumise ha accusato la ministra dei Trasporti, Elisabeth Borne, di essere al servizio di Bruxelles.Philippe Martinez, segretario Cgt, chiede al governo di «ripartire da una pagina bianca» sulla riforma. Per Laurent Berger, segretario Cfdt, «prima discutiamo con l’esecutivo, maggiori sono le possibilità di evitare uno sciopero duro, che non auspico». Jean-Claude Mailly, che è agli ultimi giorni di dirigenza di Fo, «basta poco perché divampi l’incendio».
Il governo risponde che «le trattative continuano» e ricorda che sono previsti dieci incontri con i sindacati questa settimana sulla riforma della Sncf. Ma Cgt e Sud-Rail si oppongono a riunioni dove hanno l’impressione di non essere ascoltati.
IL GOVERNO ha già fatto dei passi indietro: ha proposto un calendario molto disteso (fino al 2039) per l’apertura alla concorrenza delle varie linee; i ferrovieri non perdono lo statuto e conserveranno lo «zaino sociale», cioè i diritti acquisiti, nel caso debbano lavorare per dei concorrenti della Sncf; la riforma non passerà con il ricorso alle ordinanze, ma ci sarà un dibattito al parlamento con emendamenti. Infine, ci sarà una tassa sui camion, utilizzata per finanziare le infrastrutture dei trasporti. Il governo cerca in questo modo di dividere il fronte sindacale, di convincere i “riformisti” a trattare. Ma la protesta sta ormai andando oltre le questioni sindacali della Sncf. Di fronte alla tattica del governo, che ha insistito sui «privilegi» dei dipendenti Sncf, i ferrovieri presentano la lotta come l’ultimo baluardo di difesa del «servizio pubblico»: se perdiamo noi, Macron avrà via libera su tutti i fronti. «Il governo non cede», risponde la ministra Borne.
LA BATTAGLIA si gioca sull’opinione pubblica. Per il momento, il 46% dei francesi sostiene lo sciopero (percentuale in crescita). La protesta è prevista per durare tre mesi. L’opinione pubblica attribuirà gli effetti negativi dello sciopero al governo, che non cede, oppure si allontanerà dai ferrovieri? Se ne saprà di più al prossimo round, i due giorni di sciopero dell’8 e 9 aprile. Il governo teme soprattutto la «convergenza delle lotte». Tante inquietudini stanno crescendo, tra i pensionati, negli ospedali, nei servizi, nelle università.
FONTE: Anna Maria Merlo, IL MANIFESTO[1]
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