by Anna Maria Merlo | 4 Aprile 2018 10:15
Il ministro del Bilancio, Gérard Darmanin, andrà a Roma per chiarire quello che è successo a Bardonecchia venerdi’ scorso. Prima, ci sarà un incontro ai vertici delle direzioni delle Dogane, francese e italiana, il 16 aprile i francesi incontreranno il Prefetto competente e i responsabili locali. La Francia cerca di sminare il terreno. Fonti di Bercy, precisano il quadro della discussione: sarà sul piano strettamente giuridico. Le Dogane, insistono, non si occupano di politiche migratorie.
La Francia l’11 ottobre ’63 ha firmato delle convenzioni doganali con i paesi confinanti, che permettono, nel caso della rete ferroviaria, di effettuare controlli sui treni in marcia, per la fluidità del percorso. La convenzione è simmetrica, cioè dà ai doganieri degli altri paesi gli stessi diritti dei francesi. Nell’88, i doganieri francesi hanno avuto il diritto di usare un locale delle Fs a Bardonecchia, come i doganieri italiani ne hanno uno a Modane, le due stazioni di confine della linea Lione-Milano. La media dei controlli, in questi locali, sarebbe di 3-4 al mese. I francesi affermano di aver osservato che dall’estate dell’anno scorso, il locale di Bardonecchia era utilizzato dalla ong, ma gli italiani non avevano informato di questo cambiamento. Una mail è stata inviata alle Fs il 13 marzo scorso, per chiedere chiarimenti. Le Fs rispondono che se ne occuperanno, sulla base della convenzione.
Le Dogane francesi affermano che nella convenzione non è previsto di informare i colleghi italiani in caso di intervento alla fermata del treno a Bardonecchia. Le Dogane francesi hanno maggiori competenze di quelle italiane, cumulano anche quelle della Guardia di Finanza, che in Francia non esiste (hanno poteri di inchiesta, un servizio giudiziario, uniforme, armi). Per loro, il controllo di venerdi’ era un intervento classico.
FONTE: Anna Maria Merlo, IL MANIFESTO[1]
Source URL: https://www.dirittiglobali.it/2018/04/97957/
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