Banche venete: smentito Padoan, il salvataggio è costato 11,2 miliardi
Secondo Pier Carlo Padoan non avrebbero inciso sui conti pubblici. Ieri invece abbiamo scoperto che i miliardi di soldi pubblici utilizzati per il salvataggio delle banche venete non solo hanno aumentato il debito pubblico ma il deficit annuale. Mettendo a rischio i criteri fissati dalla commissione europea con il rischio di un intervento correttivo.
Il 26 giugno scorso il governo Gentiloni dava il via libera al decreto che regalava Veneto Banca e Popolare di Vicenza ad Intesa San Paolo. Il giorno seguente le banche avrebbero riaperto con un altro padrone.
Per evitare il fallimento dei due istituti e il tracollo del territorio veneto depauperato dalla gestione criminale dei manager (Veneto Banca) e da Gianni Zonin (Popolare di Vicenza), il governo – dopo aver per mesi assicurato che sarebbe intervenuto il Fondo Atlante alimentato dalle altre banche – decise a sorpresa di intervenire d’urgenza.
Lo Stato sborsò 4,8 miliardi sotto forma di iniezione vera e propria di liquidità e concesse 12,4 miliardi di ipotetiche garanzie per permettere ad Intesa San Paolo di salvare il salvabile e di prelevare gli asset ancora buoni delle due banche.
Eurostat, appositamente sollecitato in proposito, ieri ha chiarito, a distanza di 9 mesi, che l’impatto complessivo sui conti è di 4,7 miliardi per quanto riguarda il deficit e di 11,2 miliardi per il debito. «Ben 662 euro a famiglia italiana», calcola il Condacons.
I 4,7 miliardi di impatto sul deficit calcolati da Eurostat, in modo probabilmente inaspettato per il Mef che aveva sempre negato l’effetto banche venete sull’indebitamento, valgono tra lo 0,2 e lo 0,3 per cento. Dall’1,9 stimato dall’Istat si potrebbe così salire al 2,1-2,2 per cento.
I tecnici del Mef tendono invece a sdrammatizzare l’effetto. Considerando il salvataggio come operazione una tantum, l’effetto non si sentirebbe invece sul deficit strutturale, quello considerato valido per il rispetto delle regole europee sul pareggio di bilancio. Anche il debito, stimato in calo al 131,5 per cento, potrebbe subire qualche revisione, ma in questo caso fonti del Tesoro ricordano che parte dell’impatto è già stato contabilizzato nel fabbisogno.
Sugli oltre 11 miliardi misurati da Eurostat, il peso effettivo da incorporare nei nuovi dati dovrebbe quindi essere limitato a circa 6 miliardi.
L’Istat ufficializzerà le nuove stime oggi, ma oggi il ministero dell’Economia ha intanto già diffuso il dato sul fabbisogno dei primi tre mesi del 2018, in miglioramento di 2,6 miliardi rispetto al 2017.
Certo i conti potrebbero ulteriormente risentirne se mai si concretizzasse nei prossimi mesi l’intenzione manifestata da Lega e M5S di risarcire in toto o in parte anche gli azionisti dei due istituti o di adottare una trattamento preferenziale per gli obbligazionisti.
Il dato ufficializzato da Eurostat provoca la reazione indignata del sindaco di Napoli Luigi De Magistris. «Il salvataggio da parte del Governo delle banche venete vale oltre 10 miliardi di debito pubblico, il debito storico dei commissariamenti di Stato su Napoli (1980-2008) per 100 milioni lo scaricano tutto su di noi, sulla città e sui napoletani. Che vergogna!», ha scritto su twitter.
FONTE: Massimo Franchi, IL MANIFESTO
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