Il nipote di Gramsci: Putin ha dna comunista ma ha tradito l’Urss
MOSCA «Sono andato a votare solo perché nei seggi davano la farina gratis, e mia madre mi ha chiesto di farle la spesa…». Ride per non piangere: di tutte le campagne (elettorali) di Russia che ha visto, ad Antonio Gramsci mancava solo questa. «Una cosa ridicola. Però, nonostante tutto…».
È facile immaginare per chi abbia votato lei…
«L’oppositore comunista di Putin stavolta non l’ho scelto. Se si tratta di scegliere a chi dare il bottone rosso della guerra nucleare, meglio Putin».
Gramsci è morto, il comunismo è morto e anche lui non si sente troppo bene: a 52 anni, da tutta la vita a Mosca, il nipote musicista del fondatore del Pci non sente più grandi richiami da sinistra. E sta col miglior amico delle destre: «Oggi, io sono più anarchico che comunista. Se fossi in Italia, chissà, forse starei con Beppe Grillo…».
Si riconosce in questa Russia?
«Io rimpiango in parte il periodo tardo sovietico. Prima della mia nascita e per tutta la mia infanzia. Da Krusciov a Breznev. Prima dell’Afghanistan e di Gorbaciov. Anni dinamici, interessanti, di grandi speranze».
Che Putin sarà?
«Vuole entrare nella storia. Non pensa più ai suoi vantaggi: vuole recuperare il vecchio splendore imperiale, combattere la corruzione ai bassi livelli. La sua debolezza è che dipende ancora troppo dai suoi ex colleghi dei servizi».
Come nasce questa sua strapotenza?
«Con gli errori occidentali degli anni 90. Quando la Nato s’è allargata inglobando l’ex Patto di Varsavia. Gorbaciov e Eltsin hanno concesso, ci hanno umiliato. E la guerra nell’ex Jugoslavia è stata la svolta. Quella era la nostra zona d’influenza».
Anche Putin è cresciuto nel mondo sovietico…
«Il suo passato comunista ha lasciato tracce. L’archetipo è quello. Di sovietico, però, non ha quasi più nulla. Lui dice di rimpiangere l’Urss, ma l’ha tradita completamente. Niente servizi sociali, tutto privatizzato».
Le sanzioni vanno tolte?
«Certo. Sono un errore. Da allora molti settori della nostra economia sono diventati autosufficienti. E l’economia italiana ne è uscita distrutta. Gli italiani dovrebbero fare un referendum popolare: volete mantenere le sanzioni a Putin?».
Non le fa impressione che i migliori amici di Putin siano le destre europee?
«Putin è ammirato dalla destra perché è nazionale e antisistema. La sinistra europea invece protegge l’Ue. Una certa sinistra ormai è finita».
Hanno chiuso anche «l’Unità», il giornale fondato da suo nonno.
«Ci scrivevo pure io. Anche le feste dell’Unità: fanno quelle del Pd, ma non mi hanno mai invitato».
FONTE: Francesco Battistini, CORRIERE DELLA SERA
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