Dopo l’arresto richiesta d’asilo per Puigdemont? A Berlino l’estradizione è già un caso politico

by Paolo Valentino | 26 Marzo 2018 9:42

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BERLINO C’è sempre una prima volta nella vita delle democrazie, anche di quelle che per la loro storia sono più sensibili e attente ai diritti fondamentali. Ieri a mezzogiorno è toccato alla Germania: con l’arresto del leader catalano Carles Puigdemont, sia pure in esecuzione di un mandato di cattura europeo emesso dalla Spagna, la Repubblica federale ha il suo primo prigioniero politico.

Certo la prima decisione è tecnica e spetta alla Procura generale dello Schleswig-Holstein, il Land dove Puigdemont è stato intercettato e fermato. Stamane, lo ha annunciato il vice-procuratore, Ralph Dopper, la procura dovrà confermare il fermo. Poi tocca alla Spagna trasmettere l’intera documentazione con i motivi della richiesta di estradizione e a quel punto il Tribunale superiore del Land avrà 60 giorni per decidere se ci sono le basi legali e non sussistono altri impedimenti per consegnare il leader secessionista alle autorità madrilene.

La neo-ministra della Giustizia, la socialdemocratica Katarina Barley, ha spiegato che per il momento tutto resta nelle mani dei giudici di Kiel: «I primi passi sono di natura unicamente giuridica e occorre aspettare», ha detto, rispondendo a una domanda della rete pubblica Ard sui risvolti politici della vicenda.

Ma l’ affaire Puigdemont è già un caso politico. Andrej Hunko, portavoce per i temi europei del gruppo della Linke al Bundestag, ha chiesto la liberazione immediata del leader catalano, definendo «una vergogna» il suo arresto. Secondo Hunko l’accusa di «ribellione», alla base del mandato di cattura europeo emesso dalla Spagna, non rientra fra i 32 delitti previsti dalla procedura comunitaria. Lo stesso vice-presidente della Fdp, Wolfgang Kubicki, giurista di lunga esperienza, ha escluso che un’estradizione possa essere decisa in Germania su quella base, anche se ha definito immaginabile che Puigdemont venga consegnato agli spagnoli con altre motivazioni.

In effetti, spiegano alcuni costituzionalisti, il reato di «alto tradimento del proprio Paese», previsto dal codice penale tedesco e considerato analogo a quello spagnolo di ribellione, parla di tentativo fatto «con violenza o appello alla violenza», che nel caso di Puigdemont, eletto dal popolo in una libera elezione, non ci sono stati. Il che renderebbe inapplicabile anche in Germania, come già in Belgio, il mandato emesso da Madrid.

E  lo scenario potrebbe complicarsi ulteriormente. Citando fonti giudiziarie, il quotidiano Kieler Nachrichten scrive che Puigdemont starebbe pensando di chiedere asilo politico in Germania e questo creerebbe un problema in più per le autorità tedesche.

Al fondo resta la domanda cruciale: un Paese ad alta sensibilità democratica e garantista come la Germania può permettersi un’estradizione così controversa sul piano giuridico, prima ancora che politico?

FONTE: Paolo Valentino, CORRIERE DELLA SERA[1]

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  1. CORRIERE DELLA SERA: http://www.corriere.it/

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