Il caso Skripal spacca la UE: 20 paesi pronti a espellere i diplomatici russi

Il caso Skripal spacca la UE: 20 paesi pronti a espellere i diplomatici russi

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MOSCA. Sul caso Skripal, l’Unione Europea si divide, regalando qualche spazio di manovra in più a Mosca. Dopo che giovedì c’erano volute ben 5 ore di discussione per decidere il ritiro dell’ambasciatore dell’Unione da Mosca a causa dei mal di pancia di Italia, Grecia, Cipro e Slovacchia, le indiscrezioni e le dichiarazioni che sono filtrate ieri hanno messo ancora più in luce quanto sarebbe sfilacciato il fronte europeo.

Il Times ieri in edicola sosteneva di aver appreso che «venti paesi europei si starebbero preparando all’espulsione di diplomatici russi collegati alla rete di spionaggio di Mosca». Secondo il quotidiano londinese ci sarebbero «Francia, Germania, Polonia, Irlanda, Paesi bassi, Estonia, Lettonia, Lituania, Bulgaria, Repubblica ceca, Danimarca». Tra i paesi sicuramente aderenti alla sanzione dovrebbe esserci pure la Romania, la Bulgaria, la Finlandia, la Slovenia e la Croazia.

Non ci sarà invece l’Austria. Il cancelliere austriaco Sebastian Kurtz ha dichiarato che i diplomatici russi non saranno espulsi a causa dell’avvelenamento nel Regno unito di Sergey Skripal. «Abbiamo condannato fermamente l’attentato ma non manderemo via i plenipotenziari russi dall’Austria», ha affermato alla vigilia del Consiglio dell’Ue. Una linea sui cui si ritrova anche una cauta Italia visto che Gentiloni siede a Palazzo Chigi in teoria solo per sbrigare affari correnti.

La situazione veniva resa ancora di più difficile decifrazione da altre rivelazioni provenienti da The Telegraph. Secondo il giornale britannico, Francia, Polonia, Repubblica ceca e i tre Stati baltici potrebbero addirittura ritirare parte del proprio corpo diplomatico unilateralmente. Una posizione estrema di cui sarebbe capofila Macron e confermata da ulteriori dichiarazioni bellicose del suo capo della diplomazia Jean-Yves Le Drian.

In una conferenza stampa tenuta con l’omologo ucraino Pavel Klimkin, il ministro degli Esteri francese ha dichiarato che il suo paese potrebbe «ampliare e rafforzare le sanzioni contro la Russia» in seguito alla decisione di Putin di tenere le elezioni presidenziali di domenica scorsa anche in Crimea.

Un radicalismo che però non convince Angela Merkel a sole 24 ore di distanza dalla conferenza stampa con Macron in cui sembrava essere stata delineata una linea comune. Pesa per la Germania l’ampio interscambio economico con la Russia.

La Frankfurter Allgemeine Zeitung riportava ieri che un recente sondaggio del Comitato orientale dell’economia tedesca, tra più di 110 aziende tedesche, ha messo in luce che il 57% delle imprese vorrebbe annullare gradualmente le sanzioni contro Mosca, mentre il 37% ha chiesto l’eliminazione immediata e incondizionata delle restrizioni economiche. Solo il 5% dei partecipanti al rilevamento darebbe il proprio sostegno al mantenimento delle sanzioni.

In questo contesto si inserisce, secondo quanto riferisce la Cnn, l’iniziativa del Congresso Usa per stoppare i nuovi timidi tentativi di dialogo tra Putin e Trump. Il Consiglio per la sicurezza nazionale americano avrebbe «raccomandato al presidente di assumere le decisioni più severe contro la Russia» in relazione al caso Skripal tra cui «l’espulsione di altri diplomatici russi dagli Usa».

Infine giunge una notizia da Mosca che, se confermata, riaprirebbe i giochi sul caso Skripal. Secondo l’agenzia Novosti esisterebbe una lettera dell’ex agente inviata a Putin nel 2012 in cui «chiedeva scusa per il suo comportamento e di poter tornare in patria».

FONTE: Yurii Colombo, IL MANIFESTO



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