by Anna Maria Merlo | 21 Marzo 2018 11:16
Francia . L’ex presidente interrogato per ore sui legami finanziari con la Libia per il finanziamento della campagna presidenziale del 2007
PARIGI. Un ex presidente della Repubblica francese è stato ieri posto in stato di fermo e interrogato dai giudici che indagano sul finanziamento illegale della campagna elettorale del 2007 da parte della Libia di Gheddafi. È il più grande scandalo politico del dopoguerra.
È LA PRIMA VOLTA che Nicolas Sarkozy viene interrogato sui finanziamenti illegali della campagna del 2007, che lo portò all’Eliseo. L’inchiesta è stata aperta nel 2013 e vengono evocati montanti fino a 50 milioni di euro. Ieri è stato interrogato anche l’ex ministro Brice Hortefeux, fedelissimo dell’ex presidente. Sarkozy è già incriminato per un’altra campagna, quella perdente del 2012, nell’ambito dell’affaire Bygmalion (c’era stato uno sfondamento di 20 milioni di euro rispetto al tetto massimo concesso di 22,5 milioni). La destra è insorta: ha parlato di «accanimento giudiziario» sospettando manovre del potere attuale.
I giudici hanno accumulato molti elementi sul 2007. Il fermo di Sarkozy fa seguito alle ultime audizioni di dignitari libici dei tempi di Gheddafi, tra cui il cognato dell’ex raïs, Abdallah Senussi, dopo 5 anni di inchiesta. Senussi è stato condannato in Francia nel ’92 per l’attentato al DC10 Uta nell’89 nei cieli del Niger e nel 2012 di fronte alla Corte Penale Internazionale ha dichiarato di aver assicurato «personalmente la supervisione» del traporto di 5 milioni di euro per la campagna di Sarkozy.
LO SCANDALO SCOPPIA con la pubblicazione, sei anni fa sul sito Mediapart[1], di un documento libico sul finanziamento da parte di Tripoli della campagna di Sarkozy nel 2007.
Ma già nel 2011 (19 marzo), Saif Gheddafi, figlio dell’ex dittatore, accusava: «Sarkozy deve restituire i soldi che ha accettato dalla Libia per finanziare la sua campagna elettorale. Abbiamo le prove». Sarkozy aveva parlato di «vendetta»: la dichiarazione era stata contemporanea all’inizio della guerra scatenata dalla Nato, che portò alla caduta di Gheddafi e alla sua morte (20 ottobre).
Sarkozy deve restituire i soldi che ha accettato dalla Libia per finanziare la sua campagna elettorale. Abbiamo le prove Saif al-Islam nel 2011
A QUEL MOMENTO, Sarkozy aveva preso le distanze dal regime libico. La Francia era stata il primo paese a riconoscere il Cnt (Consiglio nazionale di transizione) il 10 marzo 2011 e Sarkozy aveva allora lanciato un appello a favore di un intervento Nato contro Gheddafi.
MA IN PRECEDENZA Sarkozy aveva mostrato molta attenzione a Gheddafi. Quando era ministro degli Interni (con Chirac, che si era riavvicinato alla Libia con un viaggio nel 2004, dopo la levata delle sanzioni Usa nell’86) era andato a Tripoli. Allora, la Francia aveva venduto Airbus e missili a Gheddafi, grazie a due intermediari, Zaid Takieddine e Alexandre Djouhri, personaggi oggi al centro dell’inchiesta a carico di Sarkozy: l’affarista Takieddine, incriminato nel 2016, aveva affermato di aver trasportato da Tripoli a Parigi in tre viaggi valigie con milioni di euro; Djhouri, in carcere in Gran Bretagna da febbraio e in attesa dell’estradizione in Francia, è accusato di aver consegnato soldi illeciti a Claude Guéant, ex consigliere e ministro di Sarkozy, oggi incriminato per «riciclaggio e frode fiscale».
L’inchiesta è stata aperta nel 2013. I giudici hanno accumulato molti elementi: il fermo fa seguito alle audizioni di dignitari libici dei tempi dell’ex leader di Tripoli
Sarkozy, poco dopo essere stato eletto presidente, aveva invitato Gheddafi con tutti gli onori a Parigi. Il raïs libico aveva persino montato una tenda nei giardini del palazzo di Marigny, vicino all’Eliseo. C’era stata anche la «liberazione» delle infermiere bulgare in carcere in Libia, con la partecipazione dell’allora moglie di Sarkozy, Cécilia.
Legami troppo imbarazzanti? La guerra del 2011 non mette fine ai suoi traffici con dignitari libici: Bechir Saleh, ex capo-gabinetto di Gheddafi, arrestato dal nuovo potere libico dopo la caduta del raïs, viene fatto fuggire in Tunisia e lì affidato all’ambasciatore francese, Boris Boillon (che poi avrà anche lui problemi di trasporto illegale di liquidi). Bechir è stato di recente gravemente ferito con un’arma da fuoco a Johannesburg.
ALTRE ACCUSE sui finanziamenti a Sarkozy provengono dalle carte di un ex ministro libico del petrolio, Choukri Ghanem, morto annegato nel 2012 nel Danubio a Vienna, una morte «altamente sospetta» per la giustizia austriaca.
FONTE: Anna Maria Merlo, IL MANIFESTO[2]
Source URL: https://www.dirittiglobali.it/2018/03/97696/
Copyright ©2024 Diritti Globali unless otherwise noted.