Manifestazioni e rabbia in Brasile per l’assassinio di Marielle Franco

by Davide Bubbico | 17 Marzo 2018 11:41

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Una vita contro la violenza di Stato nelle favelas, «io sono perché noi siamo» il suo motto. Caetano Veloso le dedica «Estou triste». E i movimenti di base tornano a riempire le piazze in tutto il paese

SAN PAOLO. Il Brasile è sceso giovedì per le strade delle più grandi città del paese per manifestare contro l’assassinio a Rio de Janeiro di Marielle Franco, la consigliera municipale del partito della sinistra radicale brasiliana Socialismo e libertà (Psol), lo stesso che nel 2016 era arrivato al ballottaggio per l’elezione del prefetto della città vinto però dal candidato conservatore Marcelo Crivela.
Come ha affermato una militante del Psol durante la manifestazione che a San Paolo ha visto la partecipazione di più di 10 mila persone, «accusiamo l’intervento militare promosso da Temer, responsabile politico dell’omicidio».

L’OMICIDIO DI MARIELLE, una vera esecuzione in cui è rimasto ucciso anche l’autista Anderson Gomes, ha riportato in piazza il variegato mondo dei movimenti di base del paese, in primo luogo le associazioni femministe e afrobrasiliane, ma la partecipazione alle manifestazioni è stata trasversale coinvolgendo persone non necessariamente appartenenti alla sinistra brasiliana. Caetano Veloso, che ieri sera confermava la sua presenza a un concerto organizzato per ricordarla, ha condiviso sulla sua pagina Fb un video in cui le dedica la canzone Estou triste.

Marielle Franco, 38 anni, era una giovane militante del Psol, di cui era stata fondatrice, mulher negra favelada proveniente da una delle favelas di Rio, che nel frattempo si era laureata in sociologia e che da anni lavorava nel campo dei diritti umani e in particolare nella difesa della popolazione delle favelas di cui era leader comunitaria. Presidente della Commissione a difesa delle donne per il municipio di Rio, «io sono perché noi siamo» era stato il motto della sua prima campagna elettorale, che l’aveva eletta nel 2016 con circa 50 mila voti.

Il suo assassinio avviene nel contesto di un paese dove la violenza contro i militanti delle associazioni di base, confermata dall’uccisione due giorni prima di un attivista indigeno dell’Amazzonia nello Stato del Parà (ma a dicembre ve ne era stato un altro), non è una novità, ma il clima di violenza è aumentato. Nella sola Rio dopo una caduta degli omicidi compiuti dalla polizia tra il 2007 e il 2013 in occasione di azioni repressive, questi sono ripresi a crescere fino a raggiungere il numero di 1.124 nel 2017; allo stesso modo gli agenti di polizia uccisi sono stati 134.

La scelta del governo di chiedere l’intervento dell’esercito nella città di Rio è stata da subito giudicata negativamente dalle forze di sinistra ed era la posizione di Marielle, che aveva di recente fortemente protestato per l’uccisione di 5 giovani neri da parte della polizia militare nella favela di Acari.

L’INTERVENTO MILITARE per Marielle l colpiva soprattutto gli abitanti poveri delle favelas e non era la soluzione al problema della sicurezza nelle aree periferiche della città.

Nonostante le politiche sociali messe in campo dai passati governi del Pt, la polarizzazione in termini di classe della società brasiliana è rimasta dunque molto forte. Le immense periferie delle metropoli brasiliane costituiscono oggi un enorme esercito di riserva di manodopera a basso costo che alimenta e sostiene il settore dei servizi, a vantaggio di una componente minoritaria della società brasiliana, mentre la componente operaia è destinata a risentire sempre di più delle riforme della legislazione lavorista votate dal governo Temer.Questo omicidio, che il governo attribuisce alle bande criminali anche se i sospetti ricadono su alcuni gruppi della polizia, va compreso nel quadro di un paese che negli ultimi decenni ha visto crescere la popolazione povera nelle aree periferiche urbane. Si tratta di una componente ampia della popolazione brasiliana, le cui aree d’insediamento beneficiano poco degli interventi infrastrutturali di base già molto deboli in generale.

NELLA STESSA GIORNATA dell’omicidio di Marielle la polizia era intervenuta violentemente contro i professori delle scuole municipali di San Paolo che protestavano contro l’aumento della contribuzione previdenziale a loro carico, una manifestazione stimata con 25 mila manifestanti secondo la polizia, 80 mila secondo il sindacato, parte dei quali ha poi partecipato a quella del pomeriggio contro l’omicidio di Marielle Franco.

Più in generale l’approvazione della riforma previdenziale, in discussione da mesi, è al centro delle mobilitazioni sindacali che cercano di evitare che sia approvata prima delle nuove elezioni, diversamente da come è accaduto per la riforma della legislazione lavorista. Su quest’ultimo fronte alcune decisioni dei tribunali regionali del lavoro stanno tuttavia contraddicendo l’azione del governo, così come la questione della contribuzione sindacale obbligatoria a carico di ogni lavoratore, la più importante fonte di finanziamento del sindacato brasiliano (comprese le storture del finanziamento anche dei cosiddetti «sindacati di carta»).

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In piazza a Rio per salutare Marielle Franco

MA IL CLIMA SOCIALE è destinato a radicalizzarsi ancora di più il prossimo 26 marzo, quando potrebbe arrivare la convalida della condanna a 12 anni di prigione dell’ex Presidente Lula. Non a caso ieri è uscito un libro intervista dal titolo La verità vincerà. Il popolo sappia perché mi condannano, nel quale Lula si dice pronto al carcere, ma anche a lottare nei successivi gravi di giudizio. Il libro contiene anche un’analisi inedita su alcuni esponenti del Pt che spesso nell’ombra hanno puntato a indebolire il Pt dopo la rielezione di Dilma Rousseff.

FONTE: Davide Bubbico, IL MANIFESTO[1]

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  1. IL MANIFESTO: https://ilmanifesto.it/

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