Giovane eritreo muore di fame dopo lo sbarco in Sicilia
PALERMO, «Sembra di tornare a settant’anni fa, quando abbiamo visto quelle drammatiche scene di un campo di concentramento e quegli esseri umani, gli ebrei, ridotti pelle e ossa». Non potrebbe scegliere immagine più cruda Roberto Ammatuna. Il sindaco di Pozzallo ha assistito all’ultimo sbarco di migranti nel porto della sua città e quanto ha visto lo ha lasciato senza parole. Novantuno migranti tratti in salvo domenica mattina nel Mediterraneo dalla Ong spagnola Proactiva Open Arms, uomini e donne malnutriti e stravolti per la traversata a bordo di un gommone fino all’arrivo dei soccorsi. Al punto che uno di loro, un ragazzo di appena 22 anni originario dell’Eritrea, una volta sbarcato è stato trasportato d’urgenza all’ospedale Maggiore di Modica dove è morto la scorsa notte. Impietoso il referto medico che spiega le cause del decesso: «cachessia», vale a dire che è morto di fame. Spetta adesso alla procura stabilire, una volta che sul corpo sarà stata eseguita l’autopsia, cosa è successo al giovane eritreo.
Chiarezza è quanto chiedono anche i volontari della Ong spagnola. Anche perché su quella morte si è aperto un giallo. Secondo Proactiva Open Arms, infatti, una volta tratto in salvo insieme agli altri migranti il ragazzo era stato curato e alimentato a bordo. «Parlava e riusciva a stare in piedi, anche se con il nostro aiuto», spiegano adesso dalla nave.
I volontari ricordano anche come nei momenti immediatamente successivi al salvataggio sia stata allertata la guardia costiera e da Lampedusa sia partita una motovedetta con a bordo dei medici. «Alcuni migranti, le cui condizioni destavano maggiore preoccupazione, sono stati immediatamente evacuati e tra questi non c’era il giovano eritreo che poi è morto a Modica. A questo punto vogliano fare chiarezza su quanto è successo realmente», dicono.
Fatto sta che una volta a Pozzallo le condizioni del ragazzo sono sembrate subito gravi: accusava problemi respiratori e non si reggeva in piedi. I sanitari le hanno provate tutte, ma per il giovane non c’è stato nulla da fare.
L’apparente causa della morte, attribuita per il momento alla denutrizione, rende se possibile ancora più drammatiche le condizioni in cui i migranti affrontano il Mediterraneo. Spesso inutilmente, visto che la maggior parte di loro rischia di essere rispedita nel Paese di origine. «Non capisco la distinzione tra immigrati che vengono da Paesi in guerra e immigrati che provengono da quelli dove c’è una situazione economica che è drammatica», prosegue Ammatuna. «La situazione peggiora e ci vuole una strategia europea». Solo tre giorni fa tre fratelli erano stati soccorsi nel Canale di Sicilia dalla stessa nave della Ong spagnola: fuggivano dalla Libia per arrivare in Italia e trovare un ospedale che potesse curare uno dei tre ragazzi malato di leucemia.
FONTE: R. P., IL MANIFESTO
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