Honduras, Castillo Mejía arrestato come mandante degli assassini di Berta Cáceres

by Luca Martinelli | 4 Marzo 2018 10:13

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Venerdì 2 marzo, mentre tutto il mondo celebrava il secondo anniversario dell’omicidio di Berta Cáceres, in Honduras è stato arrestato Roberto David Castillo Mejía, «accusato – si legge in un comunicato delle autorità hondureñe – di essere il responsabile morale dell’assassinio» della leader del Copinh.

CASTILLO MEJÍA nel marzo del 2016 era presidente esecutivo di Desarrollos Energético (Desa), l’impresa titolare della concessione per la costruzione della diga di Agua Zarca, in territorio lenca, sul rio Gualquarque. È l’investimento contro cui si era mobilitata tutta l’organizzazione guidata da Berta Cáceres, la lotta che l’aveva portata nel 2015 a vincere il Goldman Prize. Castillo Mejía avrebbe garantito supporto logistico e risorse ad almeno uno dei sicari che nella notte tra il 2 e il 3 marzo 2016 era penetrati nella casa della donna, per ucciderla.
Secondo la stampa locale, l’arresto è avvenuto in aeroporto, a San Pedro Sula, mentre l’uomo si apprestava a lasciare il Paese, nell’ambito di una operazione coordinata dall’Agencia Técnica de Investigación Criminal.

IN UN COMUNICATO STAMPA il Copinh ha sottolineato che «questa cattura rappresenta il tentativo delle istituzioni hondureñe di gettare ombra sulle manifestazioni che celebrano il secondo anniversario dell’omicidio di Berta Cáceres». Secondo l’organizzazione fondata da Cáceres nei primi anni ’90 «fin dai primi giorni dopo il fatto il Copinh aveva denunciato il ruolo di Castillo Mejía, in quanto presidente di Desa, con tutto il direttivo dell’impresa, che è di proprietà della famiglia Atala Zablah». Da due anni la famiglia della vittima denuncia il ritardo colpevole con cui la macchina della giustizia sta conducendo le indagini. E «per questo – sottolinea il Copinh – continueremo a denunciare tutta la struttura criminale ed omicida alla base del delitto: l’uomo arrestato è solo una pedina». Anche l’ufficio comunicazione di Desa ha diffuso un comunicato stampa, difendendo Castillo Mejía, e attaccando la pressione internazionale e «una campagna diffamatoria» promossa da organizzazioni non governative. L’impresa assicura anche che «tutti i membri di Desa sono totalmente svincolati dallo sfortunato (sic!) evento che portò alla fine della vita della signora Berta Cáceres».

UN PARADOSSO, visto che tra gli otto arrestati già a processo, come ricordano le istitutuzioni hondureñe, c’è Sergio Ramón Rodríguez Orellana, dirigente dell’azienda, e un militare – Douglas Geovanny Bustillo – che è stato capo della sicurezza per l’impresa. Se questi elementi non fossero sufficienti, basterebbe leggere le chat Whatsapp tra impiegati e dirigenti di Desa, agli atti dell’inchiesta. In un messaggio, una decina di giorni prima dell’omicidio, un esperto di relazioni pubbliche invitava i suoi interlocutori «a pubblicare foto dell’auto su cui viaggia Berta, foto della sua casa e informazioni su tutti i lussi che si concede, compreso quello di far studiare i suoi figli in Argentina».

OGGI È IL 4 MARZO 2018, e Berta Cáceres, che era nata il 4 marzo del 1971, avrebbe compiuto 47 anni

FONTE: Luca Martinelli, IL MANIFESTO[1]

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