La guerra commerciale di Trump, dopo le lavatrici tocca all’acciaio
Ma il presidente Usa «sta solo realizzando una promessa elettorale»
Dopo i pannelli solari e le lavatrici, ora Trump vuole chiudere le importazioni di acciaio e alluminio, finora acquistati per lo più da Canada, Europa e Cina. Dalla prossima settimana, invece, il governo Usa imporrà dazi del 25% sull’acciaio e del 10% sull’alluminio, anche se nessun altro dettaglio è stato reso pubblico.
Insomma, si configura una guerra commerciale, e questa ipotesi Trump l’ha rivendicata in un tweet in cui dice che «quando un Paese perde molti miliardi di dollari con quasi tutti i paesi con cui fa affari, le guerre commerciali sono positive e facili da vincere. Ad esempio, quando siamo in perdita di 100 miliardi di dollari con un determinato paese che inizia a fare il furbo, non facciamo più affari. Cosi vinciamo alla grande, è semplice!».
Non tutti sono d’accordo con il presidente, a Washington; lo speaker della Camera, il repubblicano Paul Ryan, ha detto di sperare che Trump «valuti le conseguenze non volute della sua scelta», e Gary Cohn, principale consigliere economico di Trump, che aveva già espresso pareri sfavorevoli riguardo i dazi commerciali e il protezionismo economico, ha definito questa mossa «una tassa sugli americani», spiegando che porterà a un aumento dei prezzi dei prodotti in acciaio e in alluminio, auto incluse, i cui produttori americani sono tra chi non vede di buon occhio questa scelta di Trump.
Anche il dipartimento della Difesa ha espresso parere negativo in quanto i dazi potrebbero danneggiare i rapporti economici e di sicurezza con i partner commerciali.
«Il presidente sta solo realizzando una promessa elettorale – spiega la portavoce della Casa Bianca Sarah Sanders – Non è una sorpresa, ne ha parlato a lungo, sin dalla campagna, per proteggere i lavoratori e l’industria Usa».
FONTE: Marina Catucci, IL MANIFESTO
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