Massimo Cacciari critica Erdogan: «Xenofobia e attentati, radici diverse»
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ROMA Professor Massimo Cacciari, ieri il presidente turco Recep Tayyp Erdogan, in merito a quanto avvenuto sabato a Macerata, ha detto che «non c’è differenza tra gli attacchi di un’organizzazione terroristica e attacchi razziali di questo genere».
«Invece sono questioni di natura completamente diversa, anche se quanto accaduto a Macerata è di una gravità estrema: è la punta dell’iceberg, ed è indice del fallimento in Italia di compiti fondamentali della politica come informare e educare. Se si va avanti così, si rischia una situazione simile a quella degli anni 20 in Germania».
Erdogan ha al suo attivo massacri di civili nel Sud-Est turco e repressione durissima dell’opposizione interna e della libertà di stampa; e in Siria sta sterminando i curdi che combattono l’Isis.
«Infatti è l’ultimo a poter parlare di diritti».
Verrà ricevuto dal presidente della Repubblica e dal presidente del Consiglio…
«È un capo di Stato e un membro della Nato. Ma certo i nostri rappresentanti dovranno dire delle cose. Il problema però è più ampio: che cosa ha fatto l’Unione Europea nei confronti di Erdogan mentre faceva, e fa quel che faceva e fa? L’Europa è completamente assente dalla questione mediorientale. La Turchia, con l’alleato Assad, compiono atti tremendi e l’Europa sta a guardare. E spesso benedice…».
L’Europa deve cambiare atteggiamento?
«È ora di cambiare la politica italiana e quella europea. L’Europa è impotente di fronte a qualsiasi tragedia avvenga sulla faccia della terra, non ha legittimità per contrastarla».
È impotente, o troppo attenta agli affari? Con l’Italia, ad esempio, Erdogan parla di scambi commerciali per circa 20 miliardi di dollari.
«Quando non c’è un’idea di Europa, né identità e politica, allora restano soltanto gli affari».
Erdogan ha sottolineato che, in quanto presidente di turno dell’Organizzazione della cooperazione islamica, oggi rappresenta un miliardo e 700 milioni di islamici. Questo può far paura?
«Ma non è vero. Erdogan sa benissimo che gli islamici sono divisi tra di loro. La sua affermazione fa parte della retorica e dell’ideologia politica fatta sui cadaveri».
Comunque ha aggiunto che il Papa (che lo riceverà) è il «numero uno» del cattolicesimo e quindi «questi due blocchi sono elementi decisivi» in Medio Oriente.
«Mi sembra che questo Papa, come Wojtyla prima di lui, parli in modo chiaro e sensato. Un Pontefice o rivendica una politica neoguelfa o che cosa può fare di più?»
FONTE: Daria Gorodisky, CORRIERE DELLA SERA
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