Omicidi bianchi. Morti al lavoro, morti senza lavoro

Omicidi bianchi. Morti al lavoro, morti senza lavoro

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Si continua a morire di lavoro, anche in Toscana. Nel giro di 24 ore un operaio è caduto da un ponteggio mentre era impegnato, alle 2.30 del mattino, nella ristrutturazione di uno yacht in un cantiere navale di Pisa. A Livorno invece un ex operaio della Delphi, fabbrica di componentistica auto chiusa dalla multinazionale all’inizio della crisi, si è tolto la vita in un momento di sconforto, provocato anche dal lungo periodo di disoccupazione.
La tragedia pisana ha visto vittima Alessandro Colombini, 39 anni, che lavorava come saldatore per una ditta di carpenteria che opera in appalto, la Mp Metal di Cascina, all’interno dell’area della Seves Stars ai Navicelli. Secondo le prime informazioni, l’operaio è precipitato da un’altezza di circa quattordici metri mentre era impegnato nel turno di notte al “refitting” di una grande imbarcazione.
Il cantiere, all’interno del quale un altro operaio era morto due anni fa, è stato sequestrato dalla magistratura, che indaga in parallelo alla locale Asl. Numerosi i messaggi di cordoglio, dalle istituzioni e dalle forze politiche (Potere al Popolo, Liberi e Uguali, Pd, anche la Lega). Ma la denuncia più concreta arriva dalla Fiom Cgil toscana: “La cantieristica resta uno dei settori più gravemente a rischio – ricorda Massimo Braccini – soprattutto per la presenza di appalti e subappalti spesso definiti nell’ottica del risparmio. Abbiamo denunciato più volte che la nautica in Toscana risente di uno sviluppo distorto, e che le concessioni debbano essere rilasciate solo a seguito di precisi impegni sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, e dei diritti dei lavoratori”.
Dato che questi impegni, numeri alla mano, sono quasi sempre disattesi, il segretario generale toscano dei metalmeccanici Cgil passa al contrattacco: “Sul rilascio delle concessioni chiamiamo a risponderne tutte le istituzioni, a iniziare dalla Regione. E la Fiom avvierà una vertenza sulla nautica della Toscana, perché questo sviluppo fondato spesso sull’arretramento delle condizioni dei lavoratori è ingiusto e inaccettabile”.
Tragedia della disoccupazione invece a Livorno, dove la morte di Mirko Carovano, 43 anni, molto conosciuto in città, ha colpito nel profondo l’animo popolare labronico, che lo aveva visto sfilare poche ore prima a Macerata nel segno dell’antifascismo e dell’antirazzismo. Fra i tanti messaggi in ricordo colpisce quello dell’amico Fabrizio Zannotti, segretario della Camera del Lavoro: “Tutti si chiedono perché lo hai fatto, per me la risposta è semplice: quando un uomo è senza lavoro è senza dignità, quella dignità per la quale ti sei tanto battuto, diventa vulnerabile nella sua essenza, quella di sentirsi utile per la società. Una delle ultime volte che ci siamo visti eravamo davanti alla tua fabbrica, alla Delphi; durante il viaggio in auto ci chiedevamo come un’area cosi importante fosse diventata un edificio di archeologia industriale, nell’indifferenza del ‘sistema’”.

FONTE: Riccardo Chiari, IL MANIFESTO



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