by Mario Di Vito | 13 Febbraio 2018 8:42
MACERATA.Giovedì scorso, mentre i militanti di Forza Nuova si prendevano a botte con la polizia in piazza della Libertà, il questore Vincenzo Vuono si aggirava poco distante, sotto il suo ufficio. Avvolto in un soprabito nero, sguardo verso il basso, si è allontanato senza prestare troppa attenzione ai cronisti e ai fotografi. Forse già sapeva che le cose, per lui, si stavano mettendo male: ieri mattina è arrivata la notizia del suo trasferimento a Roma, alla sede centrale Dipartimento di pubblica sicurezza, dove si occuperà di studio, ricerca e analisi. Una retrocessione per un funzionario arrivato a Macerata soltanto lo scorso novembre, dopo una carriera trentennale che l’aveva portato a dirigere cinque commissariati a Roma e ad aver lavorato anche all’ispettorato del Vaticano. Al suo posto si insedierà Antonio Pignataro, già direttore della seconda sezione della Direzione Antidroga.
VUONO PAGA A CARO PREZZO le ultime due settimane di follia in città: prima l’omicidio di Pamela Matropietro, poi la sparatoria di Luca Traini, infine le cariche a Forza Nuova e la manifestazione antifascista di sabato scorso. Eppure, in nessuno di questi casi si può parlare di insuccesso da parte delle autorità: il presunto assassino della giovane Pamela è stato preso nel giro di mezza giornata, lo sparatore leghista è stato fermato in meno di due ore, i tafferugli con Forza Nuova non sono stati nulla di clamoroso (4 fermi e 6 feriti lievi), la manifestazione di sabato è da considerare come un trionfo di ordine pubblico, senza tensione e con i militanti del centro sociale Sisma che hanno anche passato la serata a raccogliere le cartacce lasciate per terra.
E ALLORA, PERCHÉ sostituire Vuono? Fonti di polizia hanno parlato prima di «normale avvicendamento» e poi di «necessità di un cambio di passo», chiarendo definitivamente che qualcosa si era rotto nel rapporto tra il Viminale e la questura di Macerata, tanto che già venerdì, per seguire gli ultimi sviluppi, era stato inviato nelle Marche un funzionario da Roma a mo’ di commissario straordinario della polizia.
«Si susseguono molti fatti a Macerata e sarebbe molto interessante capire cos’è che non è andato, se qualcosa non è andato», dice il segretario provinciale del Coisp Nicola Lalla. L’ex segretario generale del Sindacato Autonomo di Polizia Filippo Saltamartini parla di «pericoloso precedente» e sostiene che sia stata fatta «una valutazione politica» su Vuono, con il trasferimento che sarebbe una conseguenza di «un problema nato all’interno del Pd. Il sindaco Romano Carancini si è voluto sostituire alle autorità, cercando di impedire l’uso del suolo pubblico ai cittadini intenzionati a manifestare».
LA SETTIMANA SCORSA, durante la complessa partita sull’eventuale diniego della piazza al Sisma, il fronte istituzionale si è diviso. Il sindaco Carancini, imbeccato dai vertici del Pd, ha chiesto a tutti – fascisti e antifascisti – di sospendere ogni manifestazione. Subito si sono accodati alla richiesta prima la prefettura di Macerata e poi il ministro dell’Interno Marco Minniti in persona, che ha parlato addirittura di un suo eventuale impegno diretto per impedire il corteo. Dalla questura, però, hanno sempre negato l’arrivo di una qualsiasi disposizione in questo senso.
Venerdì pomeriggio, quando è avvenuto l’ultimo confronto tra organizzatori e istituzioni, la partita si è spezzata: Carancini ha insistito nel proporre percorsi alternativi al giro delle mura cittadine che poi è avvenuto, il prefetto ha continuato a invocare il «senso di responsabilità» da parte di chi aveva convocato la piazza, mentre il questore era stato ormai estromesso dal discorso. Di appigli per vietare la manifestazione non se ne sono però trovati.
VUONO, COMUNQUE, sprofonda. L’ufficio statistico della polizia è un cimitero professionale, soprattutto se a finirci è un uomo che è sempre stato in prima linea e che adesso, probabilmente, è destinato a chiudere la carriera dietro a una scrivania. Anche l’arrivo di Pignataro ha una chiave di lettura tutta politica: negli ultimi giorni, più sui giornali che tra gli agenti, si è fatto un gran parlare della mafia nigeriana in città, ’geometrica potenza’ titolare di tutto il discorso relativo allo spaccio. Il nuovo questore, pescato dall’Antidroga, serve proprio a dare un segnale in questo senso.
FONTE: Mario Di Vito, IL MANIFESTO[1]
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