by Nina Valoti | 9 Febbraio 2018 10:49
Padoan tifava per la quotazione La banca ha deciso
Hanno vinto gli americani e Banca Intesa. Hanno perso Calenda e Padoan. Il treno Italo diventa tutto americano e già si sprecano le battute sul cambio del nome – il più gettonato è Amerigo. E così Nuovo Trasporto Viaggiatori, l’impresa che doveva far concorrenza alle Ferrovie dello Stato sulla vacca grassa dell’alta velocità e che in 11 anni ha collezionato 400 milioni di debiti, diventa l’ennesima azienda italiana in mani straniere. Le mani però sono sicure: il fondo americano Global Infrastructure Partners (Gip), colosso che gestisce in Europa l’aeroporto londinese di Gatwick e che per convincere i recalcitranti soci di Italo ha alzato l’offerta dagli iniziali 2 a circa 2,5 miliardi di euro. A quel punto Banca Intesa ha vinto il suo personale braccio di ferro: la banca che si era accollata le perdite arrivando a detenere il 19 per cento delle azioni non vedeva l’ora di disfarsi della compagnia e ripianare il credito. Mostrando i muscoli e dimostrando di contare più della moral suasion del governo che preferiva la quotazione in Borsa, come i soci industriali.
LUCA CORDERO di Montezemolo (presidente) e Flavio Cattaneo (l’ad tornato dopo aver tramutato la buona uscita di Telecom in azioni) non credevano ai loro occhi: l’offerta americana è come una manna dal cielo arrivata però nel momento sbagliato: quando erano riusciti a convincere tutti per la quotazione in Borsa come rilancio. «Si avvia adesso un percorso che durerà per i prossimi mesi fino al cambio della proprietà e che segnerà l’avvio di una nuova fase di crescita e di sviluppo per l’azienda con nuove opportunità per tutti», hanno scritto i due in una lettera ai dipendenti.
«AVEVAMO DETTO che la quotazione in Borsa sarebbe stato un bellissimo coronamento. Hanno deciso diversamente, era un loro diritto, il fondo americano è molto serio», ha fatto buon viso a cattivo gioco il ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, mentre Pier Carlo Padoan sottolineava l’«operazione importante che dimostra la validità degli asset italiani».
RESTANO PRUDENTI invece i sindacati che vogliono vedere i piani industriali dei nuovi proprietari di Italo e chiedono di essere convocati ad un tavolo. «Bisognerebbe conoscere il piano industriale, gli investimenti, le scelte occupazionali. Non è sufficiente conoscere il valore dell’operazione», ha commentato Susanna Camusso, mentre la numero uno della Cisl, Annamaria Furlan ha sottolineato la torta di milioni che si divideranno i soci di Italo dopo il passaggio a Gip. «Ho visto che sono stati distribuiti davvero tanti utili agli azionisti da questa vendita, immagino che finalmente ci saranno le risorse per rinnovare il contratto scaduto da anni».
OLTRE AL RINNOVO del contratto, «scaduto da 37 mesi», i sindacati chiedono anche che vengano pagati i premi di produzione «dovuti ai lavoratori per via degli ottimi risultati conseguiti dall’azienda», motivo del recente sciopero nazionale.
Uno sciopero che potrebbe invece arrivare per Fs. Lo annunciano Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugl Trasporti e Fast Mobilità denunciando «quattro mesi di violazioni contrattuali» e «mancata informazione sulle strategie del gruppo», dopo la fusione con Anas.
FONTE: Nina Valoti, IL MANIFESTO[1]
Source URL: https://www.dirittiglobali.it/2018/02/96836/
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