La Polonia approva legge revisionista sull’Olocausto

La Polonia approva legge revisionista sull’Olocausto

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VARSAVIA. Tolleranza zero e fino a tre anni di carcere per chi utilizza espressioni come «Campi della morte polacchi». Il Senat, la camera alta del parlamento polacco, ha approvato senza modifiche un emendamento alla legge sull’Istituto nazionale di memoria (Ipn), che ha scatenato un putiferio internazionale.

CI SONO LE CRITICHE di Israele e Stati uniti in testa. Adesso manca soltanto la firma del presidente polacco Andrzej Duda. Il testo approvato a Varsavia, grazie ai voti della maggioranza della destra populista di Diritto e giustizia (PiS), non mira solo a condannare chi attribuisce alla Polonia la corresponsabilità della Shoah ma anche coloro che «deliberatamente ridurranno la responsabilità dei veri colpevoli di questi crimini». «Questa legge non ha senso. Mi oppongo fermamente: la storia non può essere cambiata ed è proibito negare la shoah», ha commentato il premier israeliano Benjamin Netanyahu.

Anche il dipartimento di Stato Usa ha ammonito il PiS: «Incoraggiamo a riconsiderare il provvedimento alla luce del suo potenziale impatto sulla libertà di espressione e sulla possibilità di mantenere una partnership efficace con gli Usa». Intanto la rappresaglia diplomatica di Tel Aviv è dietro l’angolo: grazie a un accordo trasversale tra i vari partiti, i deputati della Knesset con 61 voti su 120 a favore hanno iniziato i lavori su una proposta di legge mirante a criminalizzare il negazionismo.

A NULLA SONO VALSI i colloqui tra la Polonia e Israele cominciati a inizio settimana dopo che la legge era stata approvata venerdì scorso dal Sejm, la camera bassa del parlamento polacco. «Questa legge apre alla possibilità di punire le testimonianze dei sopravvissuti all’Olocausto», ha commentato l’ambasciatrice israeliana a Varsavia Anna Azari, dopo il nie di Varsavia ad ogni forma di dialogo. In una nota ufficiale il ministero della giustizia polacco, ha lasciato intendere che Israele non dovrebbe sentirsi sorpreso per l’iniziativa polacca. «Questa legge non inibirà la libertà di espressione», ha sottolineato il premier polacco Mateusz Morawiecki. In effetti il testo della legge prevede che storici e artisti resteranno al riparo da ogni condanna.

NON SONO PREVISTE invece eccezioni per le iniziative di divulgazione storica dalla parte dei media o di altri soggetti. Alcuni artisti, intelletuali e politici, tra i quali la cineasta Agnieszka Holland, l’ex presidente Aleksander Kwasniewski e l’ex ministro degli esteri Radoslaw Sikorski, hanno fatto fronte comune firmando un appello per eliminare con un emendamento la criminalizzazione delle espressioni offensive per la Polonia. È intervenuto anche il vice-presidente della Commissione europea, Frans Timmermans che ha ancora un conto aperto con il governo del PiS per il rischio di violazione grave allo stato di diritto in Polonia: «Tutti i paesi che erano sotto occupazione nazista hanno avuto degli eroi che hanno resistito, ma in tutti questi paesi c’erano anche collaborazionisti. Questa è la realtà con cui confrontarsi».

L’EMENDAMENTO APPROVATO a Varsavia riguarda anche gli altri «crimini contro l’umanità, contro la pace nonché altri crimini durante la guerra». Ogni tentativo di attribuire un delitto o un massacro bellico perpetrato o compiuto con la complicità o presunta tale dei polacchi rischia così di rientrare nell’ambito di applicazione della legge. Il provvedimento mira anche a criminalizzare ogni posizione negazionista nei confronti delle «azioni commesse dai nazionalisti ucraini dal 1925 al 1950, caratterizzate dall’uso della forza, del terrore o di altre forme di violazione dei diritti umani contro la popolazione polacca». Le tensioni diplomatiche tra il governo polacco e israeliano avrebbero potuto subire un’ulteriore escalation mercoledì pomeriggio a causa delle manifestazioni annunciate nella capitale polacca da diverse sigle della destra radicale e ultranazionalista.

ALLA FINE PER EVITARE di gettare ulteriore benzina al fuoco, il voivodato della Masovia (unità amministrativa il cui capoluogo è Varsavia ndr) ha negato il suo via libera alle proteste e ai picchetti di fronte all’ambasciata israeliana che erano stati organizzati da alcuni gruppi come l’Onr (Oboz Narodowo-Radykalny).

FONTE: Giuseppe Sedia, IL MANIFESTO



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