I metalmeccanici tedeschi di Ig-Metall alla prova di forza per settimana corta e salari più alti

I metalmeccanici tedeschi di Ig-Metall alla prova di forza per settimana corta e salari più alti

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BERLINO. Aumento del salario del 6% e settimana lavorativa ridotta a 28 ore. Sono le due principali richieste di Ig-Metall – il sindacato unitario dei metalmeccanici tedeschi – pronto allo sciopero generale se entro fine mese non verrà raggiunta l’intesa con i rappresentanti delle imprese.

La linea dura è stata annunciata ieri dal presidente Jörg Hofmann che non ha usato mezzi termini per definire la situazione «inaccettabile e paradossale».

Attualmente la Germania vanta il minimo storico della disoccupazione (5,5%) mentre il Pil nel terzo trimestre 2017 ha raggiunto quota +2,8%.

Da qui gli «scioperi di avvertimento» iniziati la settimana scorsa, ovvero l’astensione “a singhiozzo” che verrà potenziata a partire da domani.

«A quel punto vedremo se avrà senso continuare la trattativa oppure se converrà estendere ulteriormente la nostra protesta. In alternativa siamo pronti a consultare gli iscritti (quasi 4 milioni) per indire lo sciopero generale» avverte Hofmann.

Tradotto, significa incrociare le braccia che muovono le catene di montaggio delle industrie soprattutto automobilistiche in Baviera (Bmw a Monaco e Audi a Ingolstadt) come nel Baden-Württemberg (sede del gruppo Daimler e di Porsche). Ma rischia di incepparsi anche la produzione del colosso Siemens, che ha fatturato 83 miliardi di euro negli ultimi 12 mesi, e dei Konzern industriali basati in Nordreno-Vestfalia, Brandeburgo e Berlino.

Un’escalation nella lotta per i diritti con l’obiettivo di rinegoziare il contratto collettivo delle tute blu. Di fatto, la barricata dei metalmeccanici tedeschi contro il muro della federazione dei “padroni” riunita sotto le insegne dell’associazione Gesamtmetall – che rappresenta le 6.300 imprese del settore – disposta a offrire solo il 2% in più in busta paga.

A ciò si aggiunge il nein di Gesamtmetall alla riduzione da 35 a 28 ore su base volontaria, ritenuta «inammissibile». La richiesta del sindacato nasce dall’esigenza di permettere ai lavoratori di assistere i propri figli o gli anziani presenti in famiglia. Un meccanismo elastico, da utilizzare al massimo per 24 mesi, incardinato sulla parziale compensazione degli introiti “perduti” da parte degli imprenditori in attesa del reintegro degli operai a tempo (e stipendio) pieno. È il secondo punto fermo del più grande sindacato d’Europa, che ha inaugurato il 2018 scandendo – non solo sul sito web – lo slogan: «Fight for your rights!».

FONTE: Sebastiano Canetta, IL MANIFESTO



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