Task force austriaca anti-migranti per blindare i confini

Task force austriaca anti-migranti per blindare i confini

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Il governo nero-blu di Vienna si prepara a varare una task force di 600 uomini da far intervenire nel caso alle frontiere austriache dovesse presentarsi una nuova emergenza migranti. Ad annunciare la misura, che non farà certo piacere né all’Italia né a Bruxelles – è stato ieri il ministro degli Interni Herbert Kickl, esponente della Fpoe di Hans Christian Strache, la formazione di estrema destra che dal 16 dicembre scorso governa il Paese insieme ai popolari dell’Ovp del premier Sebastian Kurz.

La novità, per quanto destinata a sollevare polemiche, non rappresenta però una sorpresa. Presentando il programma del suo esecutivo, infatti, un posto importante Kurz lo aveva riservato alla promessa di intensificare i controlli ai confini proprio in funzione anti-immigrazione almeno, aveva spiegato, «fino a quando l’Unione europea non avrà garantito le frontiere esterne».

Della nuova forza di polizia faranno parte agenti che oggi sono impegnati nella vigilanza di strade e treni e non sarà dislocata ai valichi ma interverrà solo in caso di emergenza, un po’ sul modello della Guardia di frontiera varata poco più di un anno fa dall’Unione europea. Il suo compito sarà quello di innalzare barriere ai confini e allestire i container dove incanalare i migranti e svolgere la verifica dei documenti. Il tutto «nel giro di 48 ore» dal momento in cui scatta la presunta emergenza. In questo modo i controlli saranno «più veloci ed efficaci» ha spiegato Peter Goldgruber, segretario generale del ministero degli Interni, aggiungendo che la task force sarà pronta entro la metà del 2018.

Anche se nessuno l’ha citato ufficialmente, è chiaro che nella testa dei burocrati viennesi il confine considerato più a rischio è quello del Brennero (in realtà tranquillo da mesi), dove i supporti nel terreno utili a innalzare future barriere sono già pronti da tempo. «Non si ripeterà quanto è avvenuto nel 2015», ha assicurato Kickl.

Tre anni fa, in piena crisi dei migranti, le frontiere vennero aperte per far passare uomini, donne e bambini diretti verso il nord Europa. In quel caso, però, il confine interessato era quello con l’Ungheria.

Prima ancora della task force il governo nero-blu si è distinto per altre misure contro i migranti come la decisione di ridurre i contributi familiari agli stranieri i cui figli sono rimasti nel Paese di origine, o come quella di concentrare i richiedenti asilo in strutture alle periferie delle città.

Tutte misure che a Bruxelles vengono viste con preoccupazione e che vanno ad aggiungersi alla volontà di Vienna di non aderire al principio di ripartizione dei migranti tra gli Stati membri. Argomento, quest’ultimo, che tre giorni fa a Berlino è stato oggetto di scontro tra lo stesso Kurz e la cancelliera Angela Merkel.

Nei prossimi mesi il premier e i suoi ministri si troveranno a dove gestire alcuni dei dossier più caldi per quanto riguarda l’immigrazione in Europa. Dal mese di luglio all’Austria spetterà infatti la presidenza di turno dell’Unione europea a la Bulgaria, attuale presidente, ha già deciso di non trattare subito la riforma del regolamento di Dublino e la conseguente distribuzione dei richiedenti asilo lasciando così di fatto tutto il pacchetto nelle mani di Vienna. Le cui intenzioni in materia sono ogni giorno più chiare.

FONTE: Carlo Lania, IL MANIFESTO



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