Missioni militari. Prolungate quelle in corso e approvate tre nuove nel Sahel

Missioni militari. Prolungate quelle in corso e approvate tre nuove nel Sahel

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Tutto come previsto e del resto nessuno si aspettava sorprese dell’ultimo minuto. La risoluzione del governo che prolunga anche nel 2018 le missioni internazionali e ne vara tre nuove in Tunisia, Niger e e Repubblica Centrafricana ha avuto ieri lo scontato via libera da parte della Camera. Con il Pd hanno votato a favore anche Forza Italia, Fratelli d’Italia e Ap, contrari LeU e M5S mentre alla fine la Lega si è astenuta. «Da Afghanistan a Iraq, da Libano a Kosovo, da Libia a Niger forze armate e cooperazione italiana lavorano per la pace, lo sviluppo e la stabilità, contro il terrorismo e il traffico di esseri umani», ha scritto su Twitter il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni.

E’ previsto una riduzione dei contingenti oggi presenti in Iraq e Afghanistan mentre tra le novità più importanti c’è l’invio i Niger di iniziali 120 soldati (470 a regime) in Niger con attività di training delle forze di sicurezza nigerine. Tra le altre cose dovranno addestrarle nel controllo del confine con la Libia in modo da rendere sempre più difficile il passaggio delle carovane di migranti dirette in Europa.

L’area geografica interessata sarà quella di Niger, Mauritania, Nigeria e Benin. Verranno utilizzati 130 mezzi terrestri e due mezzi aerei per una spesa prevista di 30 milioni di euro fino al 30 settembre prossimo.

In Tunisia sono invece destinati 60 soldati in sostegno della missione Nato per lo sviluppo delle capacità delle Forze Armate del Paese e avranno il compito di rafforzare la capacita’ di pianificazione e condotta di operazioni interforze, in particolare nelle attività di controllo delle frontiere e di lotta al terrorismo. Per questa missione sono stati stanziati 4,91 milioni fino alla fine di settembre. Duro il commento espresso da Pax Christi: «L’arte di oggi è quella di fare le guerre e chiamarle missioni umanitarie», ha detto i coordinatore del movimento, don Renato Sacco. «Passano gli anni e sembra non cambiare nulla: il 17 gennaio 1991 la prima guerra del golfo e oggi 17 gennaio 2018 i militari in Niger. Lì ci sono in gioco grandi interessi, non possiamo pretendere di usare la scusa del terrorismo – ha proseguito don Sacco -. Lì c’è bisogno di maestri e non di militari».

FONTE: Leo Lancari, IL MANIFESTO



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