«Mai più giungla»: Macron sceglie il pugno duro, anche contro le ong

«Mai più giungla»: Macron sceglie il pugno duro, anche contro le ong

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Francia.  Il presidente francese criticato dalle associazioni umanitarie, ma anche nel suo partito. La lettera contro su «Le Monde» di personalità pubbliche (tra cui Berger, Cfdt)

PARIGI. L’impossibile equilibrio tra «umanità e fermezza» dei discorsi ufficiali ha avuto una nuova dimostrazione ieri a Calais, con la prima visita di Emmanuel Macron nel luogo emblematico della crisi europea dell’accoglienza dei migranti.

L’«umanità» si riduce a un impegno a «fare di più per l’integrazione» dei rifugiati, a ridurre i tempi per le procedure delle domande d’asilo (dai 18 mesi attuali in media a 6 mesi), alla «distribuzione dei pasti» per i naufraghi di Calais, che sarà «assicurata dallo stato» (oggi se ne occupano le associazioni, il cui ruolo viene così ridimensionato) e alla promozione delle «vetrine» dei Caes (Centri di accoglienza e di esame della situazione), dove i migranti hanno paura di entrare perché temono la «cernita» tra chi ha diritto all’asilo e chi fugge la miseria.

Ieri Macron ha visitato quello di Croisilles, a 130 km da Calais, uno dei tre aperti nella regione a cui faranno seguito altri in tutta la Francia.

Poi c’è la «fermezza»: «In nessun caso lasceremo svilupparsi qui delle filiere illegali, ricostituirsi una giungla o occupazioni illegali di territorio», Calais «non deve essere una porta furtiva per la Gran Bretagna», le associazioni umanitarie sono chiamate alla «responsabilità», perché secondo Macron «quando incoraggiano uomini e donne a restare qui e a passare clandestinamente al di là della frontiera» devono aver ben chiaro in testa che «lo stato non sarà mai al loro fianco».

Sulle denunce che riguardano il comportamento della polizia, «se ci sono abusi, denunciateli», afferma Macron, ma «non tollererò mai che la verità venga travisata», che ci siano «manipolazioni» e «menzogne» sugli agenti.

Le denunce vengono dalle associazioni, da un rapporto del 2017 di Human Rights Watch che parla di «abusi», ma anche di ispezioni della polizia stessa.

Macron intende arrivare a una «convergenza» delle leggi europee sull’accoglienza, superando le impasse degli accordi di Dublino. Il 21 febbraio verrà presentata la nuova legge sull’asilo e l’immigrazione, ma ieri il presidente non è entrato nei dettagli.

La legge è fortemente contestata ancora prima di esistere. Le associazioni umanitarie sono molto critiche e ieri due che operano da anni a Calais (l’Auberge des migrants e Utopia 56) hanno rifiutato di partecipare all’incontro con Macron.

«Ci aveva fatto intravvedere una politica di accoglienza – riassume Yann Mazi di Utopia 56 – ma oggi vediamo il contrario». Le critiche serpeggiano anche tra i deputati della République en Marche.

Le Monde ha pubblicato ieri una lettera aperta molto severa, che fa eco alla denuncia del premio Nobel Le Clézio, firmata da personalità vicine a Macron (come l’economista Jean Pisani-Ferry, e c’è anche il segretario della Cfdt, Laurent Berger): «Signor Macron, le sua politica contraddice l’umanesimo da lei difeso»: la professione di fede «universalista» era stata accolta con favore come le promesse di accoglienza, il diritto alla protezione e l’elogio dell’apertura di Merkel, «ma purtroppo ci siano svegliati in un paese dove vengono strappate le coperte ai migranti di Calais. Dove si lacerano le tende a quelli di Parigi». Chiedono che il governo metta fine a «un doppio discorso», quello umanitario delle grandi dichiarazioni di giorno e l’azione di notte contro i migranti.

Ieri sono state pubblicate le cifre sull’immigrazione del 2017.

I permessi di soggiorno sono stati 262mila, in crescita del 13,7% sul 2016. Il grosso sono ricongiungimenti famigliari (91.070) e studenti (88.095). I visti umanitari (asilo) sono stati 40.305 (su più di 100mila domande), i permessi per lavoro 27.856.

I rimpatri forzati sono stati 6.596 verso paesi extra-europei e 4.589 «dublinati» (cioè persone sbarcate in un altro paese Ue). In netto aumento, i rimpatri «spontanei», dopo aver ricevuto un finanziamento.

Ma la cifra più impressionante sono le 85.408 persone che sono state bloccate alle frontiere di entrata in Francia, in grande maggioranza dall’Italia, in aumento del 34% sul 2016.

Il modo più comune per entrare in Francia sono i visti turistici: nel 2017 ne sono stati dati quasi 3,5 milioni.

FONTE: Anna Maria Merlo, IL MANIFESTO



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