Per sindacati e operai un Capodanno nero in Russia
MOSCA. Il ricorso di Alexey Navalny, il leader populista russo, contro la sua esclusione dalle presidenziali del 18 marzo 2018 è stato respinto ieri dalla Suprema Corte della Federazione Russa. La corte sostiene che «la decisione contestata dal ricorrente è corretta e giustificata», visto che Navanly è stato condannato a 5 anni con la condizionale per appropriazione indebita.
VA RICORDATO però che la Corte Europea per diritti dell’uomo ha sentenziato nel 2016 che il processo «non era stato giusto» e aveva condannato la Russia al pagamento dei danni morali. Gli avvocati di Navalny affermano che ora ricorreranno ancora alla Corte Europea. Ma violazione dei diritti umani e dei diritti democratici non riguardano solo Navalny.
I MILITANTI DI SINISTRA in Russia sono sottoposti quotidianamente a intimidazioni, fermi e arresti. Il caso recente più grave è quello di Ivan Antkokhin, 20 anni, militante del Partito operaio rivoluzionario russo di orientamento trotskista è stato rapito il 27 dicembre da membri della polizia militare russa. Da allora non si ha più notizie di lui. In caso di mancato adempimento del servizio militare il fermo per la legge russa deve essere effettuato non dall’esercito ma dalla polizia e il sequestro dei telefoni non è consentito.
ALLE RICHIESTE alle autorità competenti della famiglia e dei suoi compagni di avere notizie, le autorità hanno risposto con il silenzio. «Antokhin – affermano i suoi compagni – è molto attivo nel sostegno alle lotte operaie di Mosca ed era già stato fermato a partire da quest’estate più volte dai servizi di sicurezza, che lo avevano intimidito e fatto pressioni perché smettesse la sua opera di agitazione».
Della vicenda si stanno occupando attivamente alcuni avvocati e organizzazioni dei diritti umani. È già da mesi che in Russia sono riprese le lotte sindacali e operaie, registrate anche dall’agenzia statale di statistica «Gostat», con un +43% rispetto allo scorso anno.
LA PIÙ IMPORTANTE è quella dell’Unione degli Autotrasportatori russi che si battano contro il «Platon», che tassa gli autotreni per l’utilizzo delle strade federali. Dopo che il governo non ha mantenuto la promessa di abrogarla a seguito degli scioperi di marzo e aprile scorsi, gli autotrasportatori hanno incrociato le braccia per 10 giorni a partire dal 15 dicembre in oltre 25 città della Russia da sud a nord, da Rostov sul Don fino a Vladivostok. Ma la loro azione è punteggiata dalla repressione e dalle provocazioni. Il 12 dicembre scorso due leader del sindacato Andrey Bazutin e Sergey Vladimirov sono stati arrestati e condannati a 15 giorni di reclusione con accuse fabbricate dalla polizia.
IL SINDACATO, che intendeva presentare alle presidenziali non ha potuto presentare i documenti alla Commissione elettorale esecutiva perché il ministero della giustizia russa, con tempestività che avrebbe meritato miglior causa, dal primo dicembre ha inserito il sindacato nella lista delle «organizzazioni straniere», per le quali non è prevista la possibilità di correre alle elezioni. BAzutin è stato arrestato negli ultimi due anni 15 volte collezionando oltre 200 giorni di detenzione. Storie di quotidiana ingiustizia in una Russia sempre più autoritaria e intollerante a ogni opposizione. Per molti lavoratori russi sarà un capodanno con ben poche bottiglie da stappare. Solo qualche esempio: alla fabbrica «Serpurchvsky» che produce ascensori non si riceve lo stipendio da 13 mesi. A Poldolsk nella fabbrica «Pese Spemash» non si vedono i salari da agosto.
Alla «Nefteprommash» di Nizny Novorod stessa situazione per 280 famiglie di operai. A Dikson nella fabbrica «Taymjrugol», 860 dipendenti, il titolare per festeggiare il capodanno ha «anticipato» l’equivalente di 500 euro ai propri dipendenti: peccato che gliene debba ancora 5.000!
A rendere meno tragico il quadro, il 15 dicembre è giunta la notizia che i minatori kazaki della «Areselor Mittal Termitau» dopo essersi rifiutati per 3 giorni di risalire dai pozzi hanno ottenuto un aumento del 35% del salario e alcuni giorni all’anno di sanatorio pagati.
FONTE: Yurii Colombo, IL MANIFESTO
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