Trump bocciato dalle Nazioni Unite ma conferma Gerusalemme capitale d’Israele

Trump bocciato dalle Nazioni Unite ma conferma Gerusalemme capitale d’Israele

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35 le astensioni. Netanyahu: Onu casa delle bugie

GERUSALEMME. Con una maggioranza netta, l’Assemblea Generale dell’Onu ha approvato ieri sera la risoluzione di condanna del riconoscimento unilaterale fatto lo scorso 6 novembre dal presidente americano Donald Trump di Gerusalemme capitale di Israele. Con 128 voti favorevoli (9 i contrari) è stato accolto il testo presentato da Turchia e Yemen – simile a quello bocciato giorni fa in Consiglio di Sicurezza a causa del veto Usa – in cui si afferma che tutti gli Stati devono rispettare le precedenti risoluzioni del CdS e che lo status finale di Gerusalemme può essere deciso solo nell’ambito di negoziati. Tuttavia le minacce rivolte nei giorni scorsi da Trump e dalla sua ambasciatrice dell’Onu Nikki Haley ai Paesi membri dell’Onu hanno prodotto qualche risultato. Oltre a Usa e Israele, altri sette Paesi hanno votato contro la risoluzione: Guatemala, Honduras, Isole Marshall, Micronesia, Nauru, Palau, Togo. Favorevoli invece i principali Paesi Ue, a partire da Italia, Francia, Gran Bretagna, Germania e Spagna. Tra i 35 astenuti si segnalano Australia, Canada, Argentina, Polonia, Romania, Filippine e Colombia.

Voto a parte, al Palazzo di vetro ieri è apparsa chiara la spaccatura tra un mondo che, sia pure con ambiguità e ipocrisie, continua a rispettare il diritto internazionale ed un altro mondo, incarnato dall’Amministrazione Trump e dal governo Netanyahu, che crede nella politica dei fatti compiuti, degli atti di forza, dei passi unilaterali. Nikki Haley ieri ha ribadito le minacce fatte nelle ore precedenti ai Paesi membri dell’Onu. «Gli Stati Uniti ricorderanno questo giorno, in cui sono stati attaccati per aver esercitato il loro diritto come nazione sovrana», ha affermato. Gli Stati Uniti – ha ricordato – «sono il principale contributore delle Nazioni Unite ma se i nostri investimenti non portano risultati allora abbiamo l’obbligo di destinare le nostre risorse ad altre cose più produttive». Haley infine ha ribadito che «L’America sposterà la sua ambasciata a Gerusalemme. Nessun voto alle Nazioni Unite farà la differenza. Ma questo voto farà la differenza su come gli americani guarderanno l’Onu».

Israele si sente vincitore nonostate il 128 a 9. Il governo Netanyahu ora si impegnerà con i Paesi che hanno votato contro la risoluzione o si sono astenuti per convincerli a trasferire le loro ambasciate da Tel Aviv a Gerusalemme e rendere meno isolata la scelta degli Stati Uniti. È probabile che, come era avvenuto dopo l’approvazione della “Jerusalem Law” nel 1980 (l’annessione unilaterale votata dalla Knesset di tutta Gerusalemme capitale di Israele), anche questa volta Israele trovi comprensione tra alcuni Paesi centroamericani. Non può non essere notata anche l’astensione di Polonia e Romania, andate contro la posizione dichiarata più volte dall’Unione europea. «Questo voto finirà nel secchio della spazzatura della storia» ha previsto l’ambasciatore israeliano Danni Danon che puntato l’indice contro l’Onu, definendo i Paesi membri «marionette nelle mani dei palestinesi». Prima di lui, il premier israeliano Netanyahu aveva descritto le Nazioni Unite come la «casa delle bugie».

La posizione palestinese resta ancorata al diritto internazionale, preso a picconate da Washington e Tel Aviv. «Lo status di Gerusalemme è la chiave per la pace o la guerra in Medioriente. La risoluzione sottolinea la necessità di tutelare lo status legale internazionale di Gerusalemme» aveva spiegato prima del voto il ministro degli esteri Riad al Malki. Allo stesso tempo i palestinesi sanno che la vittoria di ieri all’Onu non avrà effetti concreti sul terreno. Per questo il presidente dell’Anp Abu Mazen prosegue il suo tour diplomatico alla ricerca di sostegni. Oggi vedrà all’Eliseo Emmanuel Macron. In Sudafrica l’Anc, il partito di maggioranza legato al nome di Nelson Mandela, ha presentato una richiesta ufficiale al governo per abbassare il livello dell’ambasciata israeliana a semplice ufficio di rappresentanza.

Oggi si prevedono nuove manifestazioni contro Trump a Gerusalemme est e nel resto dei Territori palestinesi occupati al termine delle preghiere del venerdì islamico. L’esercito israeliano continua a compiere arresti in Cisgiordania. Secondo dati palestinesi dal 6 novembre le forze israeliane hanno detenuto circa 500 persone, durante le proteste e nei raid notturni in villaggi e città. Lunedì Ahed Tamimi, 16 anni, arrestata a Nabi Saleh con l’accusa di aver “aggredito” due soldati, sarà processata assieme alla madre Nariman, e alla cugina Nour, da una corte militare israeliana.

FONTE: Michele Giorgio,  IL MANIFESTO



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