by Rachele Gonnelli | 21 Dicembre 2017 9:51
«El portava i scarp del tennis, el gh’aveva dù oeucc de bon; l’era el primm a menà viaperché l’era un barbon», gliela canteranno a squarciagola, al sindaco di Como, domenica prossima, santa vigilia del santo natale, davanti al duomo.
IL SINDACO Mario Ladriscina, indipendente alla guida di una giunta di centrodestra, già ieri in conferenza stampa qualche difficoltà con la sua coscienza, per l’ordinanza anti homeless firmata per garantire un tranquillo shopping natalizio nelle vie del centro, pare averla manifestata. È apparso con una espressione lacrimosa e contrariata e ha detto che non ci sta a passare per «il sindaco più cattivo d’Italia» e che pur non volendo ritirare l’ordinanza anti bivacco, «non devo fare carriera io – ha scandito – per cui se la città me lo chiede mi dimetto».
Intanto però a Como continua a valere la legge della giungla per cui è proibito portare latte caldo e qualcosa da mangiare o una coperta ai senza fissa dimora, per altro quasi tutti italiani, che hanno trovato un riparo dal gelo sotto i portici della chiesa sconsacrata di San Francesco, proprio davanti al tribunale. I vigili battono la zona, allontanano i volontari sia della parrocchia e della Caritas sia delle associazioni antirazziste, con la minaccia di applicare l’ordinanza, che prevede multe salate, da 50 a 300 euro.
LA GUERRA DEL LATTE CALDO è però appena iniziata. Gli studenti hanno già manifestato contro l’ordinanza cattivista e sabato mattina è stata convocata un’altra protesta, o meglio una pacifica espressione di disobbedienza civile: gli attivisti dell’associazione «Como Senza Frontiere» – gli stessi costretti ad ascoltare nella loro sede i deliri di Veneto Fronte Skinheads solo qualche settimana fa – andranno a portare un pasto caldo e a mangiare insieme ai senza tetto di San Francesco, sfidando vigili e multe. E l’indomani ci sarà la cantata collettiva del testo di Enzo Iannacci e Dario Fo.
IL CLIMA politico su questo lato del lago nel frattempo sta un po’ cambiando, in questo rigido inverno. Ad esempio Maurizio Traglio, imprenditore che aveva finito per candidarsi come indipendente appoggiato dal Pd e sfidare Landriscina, dopo molti tentennamenti verso l’altra sponda e frasi di appoggio alle crociate anti venditori abusivi, ieri ha rilasciato al manifesto una dichiarazione in cui dice che «l’atteggiamento della giunta guidata da Mario Landriscina nei confronti dei poveri e delle persone finite ai margini della società sta assumendo contorni allucinanti», ribadendo che si tratta di «una vergogna» e una «ignobile guerra tra poveri», che va ben «oltre l’esigenza di sicurezza e di decoro».
Altro segno che il vento abbia cambiato direzione è poi che il Partito democratico questa volta abbia deciso di partecipare al «bivacco solidale» di sabato contro l’ordinanza.
CHI RIVENDICA invece fino in fondo l’ordinanza e, di più, la rilancia come permanente, non limitata al periodo natalizio, è la vice sindaca leghista di Como, Alessandra Locatelli.
E riscuote l’assist della assessora alla Sicurezza, Protezione civile e Immigrazione della Regione Lombardia Simona Bordonali, la quale plaude sul suo profilo Facebook al provvedimento anti accattonaggio voluto dalla giunta di Como, che « riporta ordine e legalità in città», ma s’impegna anche a chiedere ad altre amministrazioni di seguirne l’esempio.
ARIANNA, che ha 23 anni e come parte di Como Senza Frontiere ha assistito sia al blitz dei naziskin sia alla manifestazione antifascista del 9 dicembre, è poco ottimista sul ritiro dell’atto da parte del sindaco. E ricorda: «Anche quando siamo stati assaliti Landriscina, che pure è un medico, è stato un dirigente del 118, è andato a portare aiuti ai terremotati di Haiti, non ci ha espresso la sua solidarietà, niente. Mentre la sua vice ha addirittura condiviso il post di Salvini», quello di difendeva i «dieci ragazzi di destra con un volantino».
FONTE: Rachele Gonnelli, IL MANIFESTO[1]
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