No Tap. In Puglia prosegue la lotta, tra arresti e fogli di via

by Gianmario Leone | 13 Dicembre 2017 11:06

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L’interruzione dall’Austria del flusso del gas proveniente dalla Russia, a causa dell’incendio sul tratto di rete gestito dall’operatore Gas Connect, ha comportato la sospensione dell’operatività del gasdotto che collega attraverso l’Austria il nodo di Baumgarten fino all’ingresso di Tarvisio della rete nazionale italiana. Ed ha avuto come effetto collaterale quello di riaprire la polemica tra il governo e la Regione Puglia sullo stallo in cui versa la realizzazione del gasdotto Trans Adriatic Pipeline (Tap) che attraverserà, partendo dal confine greco-turco, la Grecia, l’Albania ed il mare Adriatico sino a giungere in Puglia nel Salento, nel comune di Melendugno, sul litorale di San Foca.
«È inaccettabile che si blocchi un gasdotto», ha tuonato il ministro dello Sviluppo Carlo Calenda, ancora una volta mettendo nel mirino l’ostruzionismo del governatore della Regione Puglia, Michele Emiliano, che però ha sull’argomento ha scelto il silenzio.
Le ultime schermaglie burocratiche sul progetto, si sono concluse lo scorso ottobre, quando la Consulta ritenne inammissibile il conflitto sollevato contro lo Stato dalla Regione Puglia, che riteneva lese le proprie prerogative nel procedimento di autorizzazione. La decisione confermò definitivamente la validità del provvedimento che ha dato l’ok alla costruzione dell’opera. Come era già avvenuto lo scorso marzo, quando il Consiglio di Stato, dando ragione al Tar, aveva respinto i ricorsi della Puglia e del Comune di Melendugno, ritenendo che in sede di valutazione di impatto ambientale fossero state vagliate le problematiche ambientali, compresa la scelta dell’approdo nella porzione di costa compresa tra San Foca e Torre Specchia Ruggeri.
Emiliano, infatti, da tempo sta tentando di convincere governo e Tap a spostare l’approdo in quel di Brindisi, portando avanti la battaglia per la decarbonizzazione delle industrie pesanti pugliesi, a partire dall’Enel di Brindisi per arrivare all’Ilva di Taranto.
I lavori in Puglia sono iniziati la scorsa primavera e sono stati caratterizzati dalle tantissime proteste dei cittadini di San Foca e dai sindaci della zona, contrari all’approdo sulla costa salentina e che ora trattano con il governo sulle compensazioni ambientali, che sarà realizzato mediante la tecnologia di microtunnel: la condotta interrata lunga circa 8 chilometri terminerà all’interno di un Terminale di ricezione del gasdotto (Prt). Proteste che sono riprese venerdì e sabato scorso, con un corteo che è riuscito a portare la bandiera della protesta sulla torre della zona Rossa. La risposta delle forze dell’ordine è stata durissima: ben 52 persone sono state fermate con i manganelli e portate in caserma. I manifestanti hanno denunciato le violenze («siamo stati tenuti in ginocchio per un’ora») e le privazioni delle forze dell’ordine che hanno negato la possibilità di comunicare con l’esterno. Alla fine per loro è stato deciso un foglio di via: per tre anni da Lecce e dalle zone limitrofe al cantiere per tre anni.

FONTE: Gianmario Leone, IL MANIFESTO[1]

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  1. IL MANIFESTO: https://ilmanifesto.it/

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