LA LIBERAZIONE DI KOBANE

by JM Arrugaeta - O Casagrande, Global Rights Magazine | 5 Dicembre 2017 16:03

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Questa cronaca è stata pubblicata subito dopo la notizia della ritirata dell’ISIS da Kobanê. Abbiamo deciso di riprodurla in questo numero di Global Rights Magazine, perché riproduce, “a caldo”, l’enorme impatto che ha avuto la notizia in quel momento e perché lasciava aperte alcune incognite sull’importanza della notizia della vittoria kurda. Oggi possiamo affermare che questa vittoria è stato il punto di svolta dell’attuale conflitto del Medio Oriente.

Son trascorsi 134 giorni dall’inizio della battaglia di Kobanê, una città strategicamente situata nella zona Autonoma di Rojava (nel Kurdistan siriano), al confine con la Turchia. Dopo una determinata e difficile autodifesa, lunedì scorso, le unità dello Stato Islamico hanno abbandonato sconfitte il centro storico di Kobanê e quello che all’apparenza avrebbe dovuto essere una passeggiata militare per l’arrogante e “invincibile” ISIS, si è trasformato, contemporaneamente, in una sconfitta che lascia allo scoperto l’inconsistenza della cosiddetta “alleanza internazionale” che dice di combatterlo.

Le milizie popolari, YPG (Unità di Difesa del Popolo) e le YPJ (Unità di Difesa delle Donne) hanno ripreso il controllo, lunedì 26 gennaio, di diversi quartieri della città, dopo aver respinto gli ultimi tentativi delle forze dell’ISIS di mantenere la zona centrale della città.

Il giorno prima, al mattino, i miliziani kurdi avevano occupato l’emblematico quartiere di Kanya Kurda, una vittoria questa simbolica e morale perché è stato proprio sulla grande collina che domina il quartiere che lo Stato Islamico aveva piantato la sua nera bandiera durante i primi giorni di assalto. Una immagine che il mondo intero ha potuto vedere in diretta in televisione quando la caduta di Kobanê nelle mani dell’ISIS veniva data per “imminente ed inevitabile”.

Dopo la riconquista di Kanya Kurda, le unità di autodifesa hanno riconquistato progressivamente il controllo di Qesra Bozan Beg e il distretto di Miktel.

I combattimenti più duri si sono verificati nella zona est della città: sono morti almeno 41 militanti dell’ISIS secondo le informazioni del comandante delle YPG, Mazlum Kobanê, che sottolinea anche che lo Stato Islamico in ritirata si sta rifugiando in territorio turco, ulteriore dimostrazione della complicità del governo turco con l’organizzazione terrorista.

Le Unità di Difesa del Popolo (YPG) hanno rilasciato un comunicato, la notte scorsa, in cui dichiarano che “la vittoria a Kobanê sarà di grande stimolo anche per altre vittorie: possiamo dire che a Kobanê si è celebrato l’inizio della fine dell’ISIS”.

Un annuncio che in questi giorni senza dubbio bisognerà analizzare perché la liberazione di Kobanê può davvero essere l’inizio di un cambio di correlazione di forze nella regione del Medio Oriente.

Tuttavia per il momento quello che prevale sul terreno in queste ore è l’allegria. Dalla città liberata Sedat Sur, giornalista di ANF trasmette in diretta sul nostro Skype: “la commozione e felicità sono incontenibili, tutti i miliziani stanno celebrando”. Dallo stesso centro della città ci racconta che i miliziani sono nelle strade e segnala che “bisogna stare molto attenti perché comunque rimaniamo in pericolo. Anche questa notte la guardia e la vigilanza saranno come sempre altissime”.

I messaggi si accumulano senza tregua nel computer. Sono le parole degli eroi comuni in cui si sono trasformati i miliziani e le miliziane delle forze di difesa (YPG e YPJ) che, euforici per la fine della battaglia, ci mandano un commento, una frase, per condividere i loro sentimenti.

“Questa vittoria è per tutti i miliziani che sono caduti nella lotta per la liberazione della nostra città” scrive Rozerin. Sehit aggiunge: “alla nostra città, al  nostro popolo, al mondo avevamo fatto una promessa: espellere l’ISIS da Kobanê. E questa promessa oggi l’abbiamo mantenuta. Oggi Kobanê è libera e l’ISIS non entrerà mai più qui”.

Il potere delle nuove tecnologie è in questa giornata al servizio della gente. Non possiamo vedere i volti degli amici e amiche con i quali in questi mesi siamo stati in precario contatto, dopo l’inizio dell’assedio dell’ISIS, però è facile palpare la loro felicità.

“Vogliamo ringraziare tutti quelli che ci hanno animato e appoggiato in questi lunghissimi 134 giorni – scrive Heval – questa vittoria non è solo della e per la gente di Kobanê, ma per tutta l’umanità”.

Barzan si aggiunge alla soddisfazione per questa giornata memorabile: “voglio dire che tutto il mondo oggi è un po’ più libero”.

I kurdi cantano e ballano per la vittoria, ma la guerra continua. Però ora è il momento di celebrare a Kobanê, una festa e allegria che ha immediatamente contagiato i campi dove si sono rifugiati i profughi della città, in Turchia, ma anche il Kurdistan Nord e l’intera Rojava.

Non appena confermata la notizia della liberazione di Kobanê, migliaia di persone hanno occupato le strade di Amed (Diyarbakir), “capitale” del Kurdistan turco, per celebrare la vittoria di fronte alla sede del BDP (Partito della Pace e Democrazia).

Lo stesso è avvenuto a Urfa, Mardin, Cizre, Ankara e Istanbul. I cittadini kurdi e la sinistra turca hanno festeggiato per le strade la notizia, così come nei cantoni di Rojava di Afrin e Cezire, nonostante la situazione qui sia di guerra.

I fuochi artificiali, canti e balli che riempiono il Kurdistan in questo momento sono anche l’omaggio al sacrificio dei numerosi miliziani e milizie che sono morti difendendo la loro città.

Per telefono Asya Abdullah, co-presidente del PYD (Partito Democratico del Kurdistan), segnala che “questa notte sarà un’altra notte di allerta. Kobanê oggi è una città liberata, ma non cdimentichiamo che le forze dell’ISIS continuano ad organizzarsi. La lotta continua perché i villaggi attorno a Kobanê non sono ancora liberi”.

Le sue parole sono il ricordo che ci sono ancora battaglie da combattere e che la guerra non si ferma.

 

QUI[1] L’INTERO NUMERO DEL MAGAZINE GLOBAL RIGHTS #5 2017, SFOGLIABILE O SCARICABILE, IN ITALIANO, INGLESE, SPAGNOLO

 

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