by ANSA | 28 Novembre 2017 17:45
(ANSA) – ROMA, 27 NOV – La sharing economy, lo scambio o condivisione di merce o di servizi attraverso piattaforme, in Italia ha dimensioni ristrette, nemmeno avvicinabili agli “unicorni” americani, le multinazionali del digitale con un valore superiore al miliardo di dollari. Ma il mercato mostra vivacità e inventiva. A fine 2016 esistevano 138 piattaforme, 25 delle quali per il car pooling, il moderno autostop, o simili, 23 per servizi di baby sitting, dog sitting o banche del tempo.
I dati sono contenuti nel rapporto sui Diritti Globali, presentato oggi a Roma.
Una piattaforme su tre riesce a raggiungere un pubblico abbastanza vasto, di almeno 30mila utenti. Più della metà si trova nel Nord del Paese, l’83% sono iscritte al registro delle imprese, il 38% di queste sono Srl. I fondatori per l’82% sono uomini, il 60% è laureato, prevalentemente in economia o ingegneria, molti hanno precedenti esperienze imprenditoriali, il 34% possiede aziende in altri settori. Ma sono la metà (il 49%) guadagna sulla relazione tra le persone che condividono un bene o un servizio. La modalità di scambio prevalente è con il denaro (51%), meno con il credito o lo scambio del tempo. La sharing econony non va confusa con la cosiddetta ‘gig economy’, un modo di produzione che sfrutta le tecnologie digitali e affitta una forza lavoro per mansioni ripetitive, come ad esempio consegnare pizze. (ANSA).
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