by Roberto Ciccarelli | 18 Novembre 2017 9:28
A Roma cortei e assemblea con i sindacati in piazza Montecitorio. Si inaugura così una settimana di iniziative che porterà gli studenti a manifestare di nuovo venerdì 24 novembre. «Questi sono i nostri Stati generali dello sfruttamento, una risposta a quelli generali dell’alternanza convocati dalla ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli il prossimo 16 dicembre»
Gli studenti medi sono tornati a manifestare contro l’alternanza scuola-lavoro in tutto il paese. A Milano hanno occupato il negozio di Zara in corso Buenos Aires. L’azienda spagnola ha firmato un protocollo con il ministero dell’Istruzione e, per questo, è stata ribattezzata «campione dell’alternanza».
«SCHIACCIAMO i campioni dell’alternanza» hanno scritto su uno striscione gli studenti che indossavano cappellini rossi da cantiere mentre bloccavano l’ingresso del negozio: «È una delle grandi aziende che sfrutta ragazzi come noi. Vogliamo fermare l’alternanza scuola-lavoro – scandisce un portavoce con in mano un megafono – non perché siamo dei “bamboccioni”, come dice qualcuno. La scuola non può insegnare un mondo fatto di sfruttamento e di precariato. Non ci sono cittadini di serie A e di serie B. Vogliamo un mondo del lavoro dignitoso».
A PORTA ROMANA, lungo il percorso del corteo, partito da piazza Duca d’Aosta, un gruppo di studenti ha scritto slogan sulle vetrine del McDonald’s, un altro «campione dell’alternanza»: «È uno sfruttatore che approfitta dei giovani per farli lavorare gratis con la scusa dell’alternanza». In serata la Rete Studenti Milano e Casc Lambrate hanno occupato uno spazio in Via Mercalli 21.
LE PROTESTE nella giornata internazionale dello studente sono iniziate presto anche a Roma. La rete degli studenti e l’Udu ha organizzato un flash-mob a piazzale Ostiense per protestare contro il sotto-finanziamento dell’istruzione e le «briciole» che arriveranno dalla legge di bilancio. Ci sono risorse per 290 milioni riservati al «Bonus Cultura», mentre si sono perse le tracce degli investimenti necessari per recuperare gli oltre 8 miliardi di tagli delle destre berlusconiane, mai più rifinanziati dal 2011.
«LA POLITICA corre al riparo con gli incentivi che hanno già dimostrato il loro effetto fallimentare – sostengono Giammarco Manfreda (Rete studenti) e Elisa Marchetti (Udu) – Se continuiamo così saremo ancora condannati ad anni di impieghi precari». Nel pomeriggio è stata organizzata un’assemblea nello speakers’ corner di piazza Montecitorio con i lavoratori precari del Cnr, rappresentanti dell’Atac, tirocinanti forensi, specializzandi di Medicina, aspiranti insegnanti e professionisti precari dei Beni Culturali e i sindacati Usb, Fiom Cgil, Filcams Cgil, Flc-Cgil. È una delle iniziative che porteranno ai cortei previsti venerdì 24 novembre. È la risposta degli studenti a un’iniziativa annunciata dalla ministra Fedeli il 16 dicembre. Si chiamerà: «Stati generali dell’alternanza scuola-lavoro». «Sarà una passerella a Confindustria – sostiene Francesca Picci (Uds) – vogliamo uno statuto degli studenti in alternanza che garantisca percorsi di qualità e gratuiti».
NELLO SCHEMA emerso in questi mesi, il 16 dicembre sembra essere l’occasione per contrapporre episodi «edificanti» di alternanza alla narrazione opposta di episodi di «sfruttamento» che hanno esposto gli studenti alla violenza sociale e del lavoro.
IL CONFLITTO non sembra essere sull’opportunità e sul senso sociale di questo esperimento pedagogico education-to-work, né sull’obbligatorietà per tutti: un «unicum» in Europa, si legge sul sito ufficiale. Ci si sofferma più volentieri sull’«utilità» di un sistema che funziona come «idea», ma non ancora nella pratica. Per questo va «monitorato» per garantire una «qualità» agli studenti. È l’agenda dettata all’indomani dei cortei del 13 ottobre dal mainstream politico-giornalistico: il problema sono i mezzi, perché sui fini – «la scuola deve servire a trovare un lavoro» – esiste un consenso. Tesi, invece, tutta da dimostrare.
GLI STUDENTI, al momento, oscillano tra la critica radicale alla filiera del «lavoro gratuito» e la richiesta di una regolazione neoliberale della governance. Non è escluso che, ottenuta una maggiore razionalità della «metodologia» seguita dal progetto, l’effetto sia quello di perfezionare l’(auto)sfruttamento di chi è costretto a fare il lavoro del cercare lavori. Quello che, in fondo, è l’obiettivo dell’alternanza.
FONTE: Roberto Ciccarelli, IL MANIFESTO[1]
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