Paradise papers, svelati conti segreti di politici e star

Paradise papers, svelati conti segreti di politici e star

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WASHINGTON I soldi della Regina. Le amicizie russe di Wilbur Ross, ministro di Donald Trump. Gli investimenti del Cremlino in Twitter. I «Paradise Papers» mettono in imbarazzo l’Occidente, Gran Bretagna e Stati Uniti soprattutto.

È una mole enorme di carta: 13,4 milioni di documenti custoditi dalla Appleby, una società di servizi legali, con base nelle Bermuda. Qualcuno ha prelevato il materiale e lo ha passato al giornale tedesco Süddeutsche Zeitung , che lo ha poi condiviso con «l’International consortium of investigative journalists». È uno schema simile a quello dei «Panama Papers»: la fuga di notizie che, nell’aprile 2016, portò alla luce il sistema di «scatole giuridiche» confezionate dalla studio legale Mossak Fonseca e utilizzate, come minimo, per evadere le tasse.

Le prime rivelazioni sono di grande impatto politico, anche se, per ora, non paiono prefigurare alcun tipo di violazione giuridica. La regina Elisabetta ha investito 10 milioni di sterline alle Isole Cayman e alle Bermuda. Ma le notizie potenzialmente più devastanti toccano la Casa Bianca e dintorni. Wilbur Ross, 79 anni, è un ex finanziere di Wall Street, con un patrimonio pari a circa tre miliardi di dollari. Fa parte del giro più ristretto di Trump: non manca mai nelle cene più ristrette o nei week-end invernali nella residenza del presidente a Mar-a-Lago, in Florida. Il sodalizio risale almeno negli anni Novanta quando Wilbur contribuì a far risalire il costruttore newyorkese dopo una delle sue bancarotte.

I file ora rivelano: Ross ha «interessi economici» nella «Navigator Holdings», una compagnia di cargo che guadagna milioni di dollari all’anno, trasportando petrolio e gas prodotto dalla Sibur. Nell’azionariato della Sibur troviamo il genero di Vladimir Putin, Kirill Shamalov, marito di Yekaterina Putina; più due figure colpite dalle sanzioni economiche varate dal governo americano: Leonid Mikhelson e Gennady Timchenko, un vecchio amico del presidente russo. In sintesi: il ministro del Commercio estero degli Stati Uniti coltiva stretti e privatissimi rapporti d’affari con persone messe al bando dal suo stesso governo.

Anche un altro filone conduce alla Russia. A parti invertite. I soldi qui sono gestiti da Yuri Milner, 55 anni, investitore miliardario, nato a Mosca, studi in patria, master negli Stati Uniti, alla Wharton School dell’Università di Filadelfia, la stessa frequentata, in altra epoca, da Donald Trump e, in tempi più recenti, dalla figlia Ivanka. Nel portafoglio di Milner figura una lunga lista di partecipazioni nell’high tech e nei social network americani, ma spiccano le partecipazioni dell’8% in Facebook e del 5% in Twitter. Da dove arriva tutto questo flusso di denaro? I «Paradise Papers» mostrano come la Vtb, una banca controllata direttamente dal governo russo e che risponde alle strategie del Cremlino, abbia coperto almeno l’operazione Twitter.

Facile immaginare la ricaduta a Washington. La scorsa settimana i rappresentanti legali di Facebook, Twitter e Google si sono presentati davanti alle Commissione Intelligence di Camera e Senato, riconoscendo quanto sia stata invasiva la propaganda commissionata dai russi, durante la scorsa campagna elettorale. Come se non bastasse, Milner è anche socio di una società immobiliare, che fa capo, in parte, a Jared Kushner, marito di Ivanka e consigliere alla Casa Bianca. Le attività di Kushner, rapporti d’affari compresi, sono ancora al vaglio del Super procuratore Robert Mueller, che sta indagando sui sospetti di collusione tra lo staff di Trump e il Cremlino nelle presidenziali del 2016.

FONTE: Giuseppe Sarcina, CORRIERE DELLA SERA



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