Migranti, perquisita la nave di Save the Children

Migranti, perquisita la nave di Save the Children

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Gli agenti hanno aspettato che entrasse in porto a Catania, poi sono saliti a bordo e l’hanno perquisita su ordine della procura di Trapani che da mesi conduce un’inchiesta in cui si ipotizza il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Nel mirino questa volta è finita la nave Vos Hestia della Ong Save the Children, una delle più attive in passato nella ricerca e salvataggio dei migranti nel Mediterraneo centrale. Operazioni che la Ong ha sempre dichiarato di aver svolto coordinandosi con la sala operativa della Guardia costiera a Roma, ma che secondo i pm trapanesi Andrea Tarondo e Antonio Sgarella, che hanno firmato l’ordine di perquisizione, si sarebbero svolte in seguito ad contatti tra alcuni membri del personale che si trovava a bordo e i trafficanti di esseri umani in Libia. Contatti dei quali adesso i pm sperano di trovare traccia nel materiale sequestrato a bordo: due computer portatili , due tablet, i computer della nave, un telefono satellitare, un cellulare e un hard disk esterno , oltre al giornale di bordo della Vos Hestia dall’agosto 2016 a oggi e al brogliaccio di navigazione dal 1 gennaio 2017 a oggi. Materiale che si trovava sia in plancia di comando che in alcune cabine ed era in possesso del comandante Paolo Alfonso Russo, del team leader di Save the Children Roman Lasjuilliarias, al vice leader Javier Garcia Cortes, all’addetta alla logistica Paloma Gonzales Fernandez e al mediatore culturale Hassan Ali Sayed Salem.

Al termine della perquisizione, l’organizzazione si è detta completamente estranea ai fatti che hanno portato i militari a bordo della sua nave. La documentazione oggetto della ricerca – spiega Save the Children in una nota – «come si evince dallo stesso decreto di perquisizione» è «relativa a presunte condotte illecite commesse da terze persone».

L’inchiesta dei magistrati trapanesi è la stessa che ha già portato ad agosto al sequestro della nave Iuventa della Ong tedesca Jugend Rettet e nata dalle dichiarazioni rese ai magistrati dal alcuni addetti alla sicurezza che si trovavano proprio a bordo della nave di Save the Children, che avevano inviato una mail ad un funzionario dei servizi segreti italiani segnalando che alcune Ong avrebbero in qualche maniera favorito l’immigrazione clandestina. A bordo della stessa nave si trovava però anche un agente infiltrato del Servizio centrale operativo (Sco) che aveva filmato e fotografato alcune fasi dei soccorsi in mare della Juventa e della stessa Vos Hestia.
«Tutte le operazioni sono state sono state condotte in strettissimo coordinamento con la Guardia costiera italiana e nella massima collaborazione con le autorità», ha ribadito ieri Save the Children, annunciando la sospensione delle operazioni di salvataggio nel Mediterraneo.

FONTE: Marina Della Croce, IL MANIFESTO



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