by il manifesto | 11 Ottobre 2017 9:06
Picchiate, violentate, costrette a subire mutilazioni genitali. Ma anche vendute come schiave o trasformate in piccoli soldati per guerre che non gli appartengono. Oppure spose-bambine (ogni anno sono 15 milioni), obbligate a unirsi a uomini più vecchi di loro. In ogni caso bambine e adolescenti scippate della loro vita spesso da chi in teoria dovrebbe prendersi cura di loro – padri, fratelli, madri o altri parenti – ma che nella realtà quotidiana si rivelano dei carnefici.
Nel mondo ci sono circa 120 milioni di ragazze con meno di venti anni vittime di «rapporti forzati o atti sessuali forzati», piccoli esseri che non trovano protezione neanche tra le mura di casa, a scuola o nel luogo di lavoro. Un fenomeno che riguarda in modo particolare i Paesi in via di sviluppo, ma che coinvolge anche noi.
Basti pensare che in Italia due bambini al giorno sono vittime di abusi sessuali, mille ogni anno. Cifra che nel 2016 è salita a 5.383 casi se si considerano anche altri tipi di violenze oltre a quelle sessuali e che in sei casi su dieci ha riguardato bambine, facendo inoltre segnare un drammatico +6% rispetto all’anno precedente.
«Le conseguenze di una mancata protezione e promozione del benessere infantile sono pesantissime e si ripercuotono nelle fasi successive della vita, oltre a rappresentare un gravissimo danno alla società», ha spiegato il presidente del Senato Pietro Grasso partecipando ieri alla presentazione del dossier di Terre des Hommes «InDifesa. La condizione delle bambine e delle ragazze nel mondo» diffuso alla vigilia della Giornata mondiale delle bambine che ricorre oggi.
La fotografia che esce dallo studio è drammatica. Le vittime delle violenze sono per lo più femmine: nel 2016 erano il 58%, percentuale che aumenta quando si tratta di reati a sfondo sessuale. Le bambine sono l’83% delle vittime di violenze sessuali aggravate, l’82% dei minori entrati nel giro della produzione di materiale pornografico, il 78% delle vittime di corruzione di minorenne, ossia bambine con meno di 14 anni forzate ad assistere ad atti sessuali. Degli omicidi volontari (più che raddoppiati in un anno, da 13 a 21 minori vittime), il 62% era una bambina o una adolescente.
Le violenze domestiche, inoltre, sono la causa della maggioranza dei reati contro i minori: nel 2016 sono state 1.618 le vittime di maltrattamenti in famiglia, il 51% delle quali femmine con un incremento del 12% rispetto all’anno precedente.
Cresciuto anche il numero dei minori vittime di abuso di mezzi di correzione o disciplina, (266 nel 2016), ovvero percossi fino a rendere necessaria la visita in un ospedale. Il rapporto infine i costi sociali che alcuni tipi di violenze comportano.
«Secondo uno studio della World Bank – è la denuncia – la scomparsa dei matrimoni precoci potrebbe tradursi in un risparmio di 566 miliardi di dollari (nel 2030) dovuto alla riduzione delle spese per il welfare dei singoli Stati».
In occasione della Giornata mondiale delle bambine Terre des Hommes lancia la campagna #OrangeRevolution per stimolare la diffusione di una cultura del rispetto e della prevenzione della violenza.
«Serve un impegno sempre maggiore del governo per trovare fondi per il contrasto e la prevenzione della violenza di genere che orienti gli interventi sia in Italia che nei Paesi in via di Sviluppo – ha spiegato il presidente di Terre des Hommes, Raffaele K. Salinari – ma diventa sempre più importante anche costituire alleanze ampie, che includano attori fra loro differenti, capaci di intervenire a tutti i livelli coinvolgendo non solo i governi, le organizzazioni già impegnate in prima linea su questi temi, i professionisti, ma anche i ragazzi e le ragazze stesse».
FONTE: IL MANIFESTO[1]
Source URL: https://www.dirittiglobali.it/2017/10/linfanzia-un-inferno-120-milioni-ragazze-vittime-violenza/
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