La Commissione europea vuole tenere il glifosato per altri cinque anni

La Commissione europea vuole tenere il glifosato per altri cinque anni

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Protesta la Coalizione StopGlifosato che raccoglie 45 associazioni italiane

Se insistete lo eliminiamo, ma con calma. La strategia è sempre la stessa. Un pesticida velenoso prima viene approvato con leggerezza e poi, quando si tratta di ritiralo dal mercato a causa della sua comprovata tossicità, le istituzioni tergiversano e così gli anni passano. E chissà se un domani nuovi studi scientifici suggeriti dagli stessi avvelenatori riusciranno a riorientare il dibattito. Un buon metodo per non scontentare colossi come Monsanto, proprietaria del Roundup (l’erbicida più utilizzato al mondo a base di glifosato).

L’ultima trovata è di ieri a Strasburgo, dove il parlamento europeo ha bocciato – con 335 voti favorevoli, 204 contrari e 111 astenuti – la proposta della Commissione europea di prolungare per altri dieci anni l’autorizzazione di prodotti a base di glifosato che scade il prossimo dicembre. Sembrerebbe una buona notizia ma non lo è. La risoluzione votata ieri, proposta dal gruppo Verdi/Ale, intanto non è vincolante e comunque punta soltanto ad eliminare il diserbante entro il 2022. Altri cinque anni di veleni invece dei dieci previsti.

E’ questa – e non l’eliminazione più rapida possibile di un prodotto tossico – la proposta della Commissione europea che verrà votata oggi a Bruxelles dai rappresentanti degli stati membri. Il voto dovrà assicurare una maggioranza qualificata: 16 stati su 28 che siano rappresentanti di almeno il 65% della popolazione della Ue. Logico che non tutti gli stati hanno lo stesso peso (Francia, Italia e Austria hanno già anticipato il voto contrario al rinnovo della concessione). In assenza di una maggioranza qualificata – come è probabile – la decisione finale per l’approvazione dell’erbicida spetterà alla Commissione europea. Il presidente Jean-Claude Junker ha già dichiarato che terrà in considerazione il voto del Parlamento europeo, quindi i cittadini europei probabilmente saranno costretti a dover assumere il glifosato per altri cinque anni almeno.

Un compromesso velenoso, tenuto conto che per l’Agenzia internazionale Onu per la ricerca sul cancro (Iarc) il glifosato è un prodotto potenzialmente cancerogeno. Senza contare lo scandalo internazionale dei Monsanto Papers che ha dimostrato che gli studi scientifici chiamati a pronunciarsi sulla tossicità della sostanza sono stati pilotati, se non dettati, dalla stessa multinazionale.

L’eliminazione progressiva dell’erbicida scontenta la Coalizione StopGlifosato che raggruppa 45 associazioni italiane che si sono schierate contro il glifosato. “Il Parlamento europeo – scrive la portavoce della Coalizione Maria Grazia Mammuccini – non ha colto la richiesta che viene dalla società. La Commissione Ambiente aveva approvato nei giorni scorsi un documento in cui si chiedeva una fase di eliminazione delle scorte fissata da qui al 2020. Andare oltre questa ipotesi non è accettabile. Cinque anni di proroga sono quelli su cui l’industria chimica conta per mettere a tacere i problemi. La risoluzione del Parlamento europeo va ben oltre il tempo limite per un prodotto di cui sono riconosciuti gli effetti sulla salute umana e sull’ambiente”. Quanto alla votazione di oggi a Bruxelles, la Coalizione StopGlifosato lancia un appello ai ministri Martina e Lorenzin affinché votino per lo stop immediato al glifosato.

Analoga richiesta proviene dai parlamentari del M5S: “Si batta per eliminarlo subito dal territorio italiano, è inutile rimandare per l’ennesima volta l’addio definitivo al pesticida della Monsanto”. Che, in seguito a una risoluzione approvata dal parlamento italiano nell’ottobre 2015, in Italia è già vietato nelle aree urbane più frequentate (parchi, giardini, campi sportivi, aree giochi e scuole).

Nel frattempo la letteratura scientifica si è arricchita di un nuovo studio pubblicato sulla rivista dell’American Medical Association (Jama). L’esposizione dell’uomo al glifosato è aumentata del 500% in 23 anni a partire dall’introduzione delle coltivazioni Ogm negli Usa. Secondo Paul J.Mills, dell’università di San Diego, dopo averne accertato la tossicità per gli animali “c’è urgenza di condurre studi per esaminare approfonditamente l’impatto sulla salute umana di questa crescente esposizione al glifosato attraverso il cibo”.

FONTE:  Luca Fazio, IL MANIFESTO



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