Continuano le proteste a Barcellona. E la crisi travolge i socialisti

by Luca Tancredi Barone | 21 Ottobre 2017 17:38

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BARCELLONA. Dopo il Consiglio dei Ministri straordinario che si celebrerà stamani, sarà finalmente chiaro quanto dura sarà l’applicazione del 155. Dopo verrà convocata la presidenza del Senato, che già lunedì passerà la palla alla commissione formata dai senatori eletti da ciascuna delle 19 comunità autonome. Dopo aver esaminato le proposte del governo, stileranno raccomandazioni che la seduta plenaria, fissata per ora a venerdì 27, potrà, eventualmente prendere in considerazione. In questa fase, il regolamento prevede che venga convocato anche il presidente della Comunità colpita dal 155, in questo caso Puigdemont.

IN REALTÀ IL GOVERNO sa che il 155 gli si potrà ritorcere contro e preferirebbe fosse Puigdemont a convocare le elezioni. Rajoy continua a dare la colpa al governo catalano di quello che sta succedendo: «Siamo arrivati qui perché hanno voluto che ci arrivassimo», ha detto ieri da Bruxelles, mentre il portavoce del governo dopo il Consiglio dei ministri ordinario di ieri (senza Rajoy) ha detto che «il 155 ristabilirà libertà, sicurezza e legalità». Anche il re ieri sera, alla cerimonia del «Nobel spagnolo», il Premio Príncipe de Asturias, uno dei quali – quello alla Concordia – è andato all’Unione europea, ha nuovamente confermato la linea dura, dicendo che la Spagna risolverà «un inaccettabile tentativo di secessione» con «le sue legittime istituzioni democratiche». Antonio Tajani, che con Juncker e Tusk ha ricevuto il premio, ha mantenuto il fermo appoggio a Rajoy: «Quando qualcuno semina la discordia ignorando volontariamente le leggi, credo sia necessario ricordare l’importanza dello stato di diritto».

PER OGGI ALLE 17 è prevista un’ulteriore prova di forza degli indipendentisti. Una manifestazione convocata dalla «Tavola per la democrazia», che riunisce decine di entità, sindacati e associazioni (fra cui le indipendentiste Anc e Òmnium cultural), dopo quella massiccia del 3 ottobre contro la violenza della polizia. La manifestazione ha per titolo «In difesa dei diritti e delle libertà», e, fra l’altro, chiederà la liberazione dei «due Jordi», i presidenti de Anc e Òmnium in carcere preventivo da lunedì.

MA È OVVIO CHE QUESTA SARÀ solo la prima di una serie di iniziative che gli indipendentisti stanno preparando per respingere il 155, e che certamente culmineranno nel voto del Parlament sulla dichiarazione unilaterale di indipendenza, prima del commissariamento. Oltre al prevedibile controllo di Mossos e mezzi di comunicazione, ieri un’esponente socialista si è lasciata scappare che Pp, Psoe e Ciudadanos hanno concordato che, attraverso il 155, verranno convocate elezioni in Catalogna a stretto giro: gennaio 2018.

FRA GLI ALTRI GESTI DI PROTESTA, Anc e Òmnium hanno chiesto ai catalani di boicottare le banche che hanno lasciato la Catalogna ritirando contanti, ma sembra non abbia avuto grande successo. Alcuni comuni hanno aperto conti in banche finora snobbate, come Banca Etica o Triodos. Ma sia Ada Colau che Santi Vila, ministro dell’impresa del governo catalano, criticano il boicottaggio.

MA AL CENTRO DELLA POLEMICA sono oggi i socialisti, che appoggeranno il governo sul 155. Molti socialisti catalani hanno espresso pubblicamente il loro malessere, e la portavoce dei socialisti al Parlament di Barcellona ha specificato che non daranno «un assegno in bianco» al Psoe, e che valuteranno le misure che il Pp proporrà di adottare: «Seguiremo la via del dialogo fino all’ultimo minuto», ha concluso. Ma è difficile che i senatori Psc votino diversamente da quelli del Psoe, e questo creerà al Psc immensi problemi, elettorali ma anche politici. Per esempio, il governo comunale di Ada Colau ha già detto che il loro accordo con il Psc in comune non potrà continuare se i socialisti catalani appoggeranno il 155. E altri problemi verranno.

IL MINISTERO CATALANO della salute intanto ha pubblicato un rapporto dettagliato sui più di mille feriti dell’1 ottobre per smentire con dati, confermati dall’ordine dei medici, chi metteva in dubbio la veracità dei numeri della violenza della polizia. Fra i feriti (70% uomini, 30% donne), due bambini di meno di 11 anni, e 23 ultra79enni.

FONTE: Luca Tancredi Barone, IL MANIFESTO[1]

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  1. IL MANIFESTO: https://ilmanifesto.it/

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