by Fiorenza Sarzanini | 9 Ottobre 2017 18:02
Il ministro dell’Interno Minniti punta alla chiusura dei grandi centri di accoglienza: i primi saranno quelli di Bari e Gradisca (entro un mese), poi Mineo e Macomer. La sistemazione dei migranti in strutture più piccole agevolerebbe anche la rapidità delle espulsioni.
ROMA Entro un mese saranno chiusi il centro di Bari e quello di Gradisca. Per la fine dell’anno si procederà con Mineo e Macomer. È questa l’intenzione del ministro dell’Interno che ieri ha ribadito il suo obiettivo: «Arrivare all’accoglienza diffusa e chiudere i grandi centri di accoglienza. Per quanto ci si possa sforzare di gestirle nel migliore dei modi, le grandi strutture non possono essere la via maestra per l’integrazione». Una posizione già espressa quando l’inchiesta sul Cara di Mineo aveva dimostrato una ingerenza della criminalità organizzata nella gestione del centro calabrese che ospita migliaia di stranieri in attesa di rimpatrio. E la possibilità di sistemare i migranti in strutture più piccole potrebbe agevolare anche la capacità di ottenere espulsioni più rapide. Sono i Cpr, centri di permanenza temporanea, che dovranno essere aperti in ogni regione e contenere un massimo di 100 persone.
Ieri Minniti ha sottolineato l’inversione di tendenza degli sbarchi di stranieri provenienti dalla Libia. È innegabile che la rotta dalla Tunisia sia nuovamente battuta, ma i numeri dimostrano che rispetto agli ultimi due anni il calo degli arrivi è oltre il 20%.
«Incomincia a vedersi una fievole luce alla fine del tunnel — dichiara Minniti — abbiamo dei dati che ci dicono che in questi mesi abbiamo avuto una diminuzione dei flussi dalla Libia. È ancora presto per dire se diminuiscono in maniera strutturale». In ogni caso «è importante separare i temi dell’emergenza e dell’immigrazione, metterli insieme è l’errore più catastrofico che si può fare. Sul tema c’è bisogno di una visione complessiva e su questo si gioca la partita tra populismo e riformismo». Per questo il titolare del Viminale spiega di «considerare cattivi maestri coloro che dicono che, a un certo punto, se arrivo io faccio cessare i flussi migratori. I flussi non sono risolvibili con un approccio di carattere tecnico che porta a dire “abbiamo chiuso”: se qualcuno avesse dubbi su questa mia affermazione basta sollevare gli occhi dal nostro Paese e guardare quello che succede nel mondo, il punto non è aprire o chiudere ma governare».
La strategia di Minniti rimane quella di muoversi sul doppio binario: azione in Libia, per bloccare le partenze, e quella nel nostro Paese, per favorire un sistema d’accoglienza che punti all’integrazione coinvolgendo tutti gli 8 mila Comuni e non soltanto i 3 mila che aderiscono al sistema Sprar.
È il piano approvato la scorsa settimana che si fonda su due valori non negoziabili: la laicità dello Stato e il rispetto della donna. Si va dunque dalla conoscenza dell’italiano al rispetto della Costituzione, dall’uguaglianza di genere alla condivisione dei valori fondamentali fino all’accesso per i rifugiati a istruzione formazione, alloggio e sistema sanitario.
FONTE: Fiorenza Sarzanini, CORRIERE DELLA SERA[1]
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