by Andrea Nicastro | 9 Ottobre 2017 17:45
BARCELLONA Il derby delle piazze finisce 1 a 1. Per la prima volta una manifestazione anti indipendentista ha avuto su Barcellona l’impatto simile a quella di una per il divorzio dalla Spagna. Bandiere, cori, nessun incidente, stesso civismo dei cortei separatisti. La guerra dei numeri è furibonda. Le autorità locali (minate dal sospetto di favorire la causa separatista) parlano di 350 mila persone. Gli organizzatori (doverosamente altrettanto sospetti) annunciano di aver sfiorato il milione di presenze. È una sfida tutta mediatica per impressionare l’opinione pubblica interna, ma anche internazionale, per dire che non ci sono solo i secessionisti, ma anche chi crede nel «progetto Spagna».
Nessuno può certificare l’obbiettivo magico del «milione in piazza», ma è un fatto che ieri Barcellona era invasa da bandiere spagnole. Non solo i luoghi dei comizi delle tre manifestazioni distinte, ma anche le vie dello shopping, dei turisti, del pranzo di famiglia sui tavolini all’aperto. È come se il rischio che il Parlament regionale possa dichiarare l’indipendenza da Madrid abbia finalmente convinto anche i catalani contrari all’indipendenza a uscire allo scoperto. Bandiere spagnole sulle carrozzine, sulle spalle, persino sui balconi come non si erano mai viste prima.
Il corteo nasceva sotto la parola d’ordine: «Basta, recuperiamo il buon senso» e si presentava come marcia della «maggioranza silenziosa». Testimonial d’eccezione il Nobel per la letteratura Mario Vargas Llosa. «La democrazia spagnola è qua per restare, non sarà la congiura di tre piccoli golpisti come Puigdemont, Junqueras e Forcadell a distruggere cinque secoli di storia — ha detto lo scrittore riferendosi al presidente catalano, al suo vice e alla “presidenta” della Camera catalana —. La passione può essere pericolosa quando risveglia fanatismo e razzismo. E la passione nazionalista è la peggiore di tutte. Qui si sono riuniti cittadini pacifici che credono nella coesistenza e nella libertà. Dimostreremo a quella minoranza indipendentista che la Spagna è un Paese moderno».
Una parte del corteo era monopolizzata dai due partiti che sostengono il governo del premier Mariano Rajoy. In prima fila il segretario catalano del Pp Xavier García Albiol e il segretario nazionale di Ciudadanos Albert Rivera. Sono stati loro a organizzare centinaia di pullman che hanno portato dimostranti da tutta la Spagna.
A città ormai vuota, Tv3 , l’emittente catalana, ha trasmesso un’intervista al president Puigdemont. Il «piccolo golpista» è apparso scosso, ma non ha fatto passi indietro. «La dichiarazione d’indipendenza è prevista dalla Legge del referendum e noi rispetteremo la legge» ha detto.
FONTE: Andrea Nicastro, CORRIERE DELLA SERA[1]
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