Colombia. FARC condanna massacro di contadini a Tumaco
La Polizia Nazionale e l’ESMAD ha aperto il fuoco e caricato i contadini nella Vereda Tandil, corregimieto Llorente, nel municipio di Tumaco. I contadini stavano effettuando un assedio umanitario in difesa delle coltivazioni di foglia di coca, unico sostentamento di queste popolazioni di fronte all’abbandono dello Stato.
I contadini e le organizzazioni sociali di Tumaco dicono che i morti sono stati 9 e i feriti piú di 50. Il presidente colombiano Juan Manuel Santos ieri ha confermato 6 morti ma ha aggiunto che “i fatti non erano ancora stati chiariti del tutto”:
Questo è il comunicato della militanza del Partito Politico FARC nello Spazio Territoriale di Formazione e Reinserimento La Elvira, Buenos Aires, Cauca.
Solidarietà con le vittime e con la popolazione contadina!
Respingiamo ed esigiamo verità, giustizia, risarcimento e garanzie di non ripetizione di fronte al massacro perpetrato dalla Forza Pubblica a #Tumaco.
I militanti della Forza Alternativa Rivoluzionaria del Popolo – FARC – che si trovano nello Spazio Territoriale di Formazione e Reinserimento di La Elvira, Buenos Aires Cauca, dichiarano alla comunità nazionale e internazionale che:
– Respingiamo energicamente il massacro perpetrato dalla Forza Pubblica contro le comunità contadine mobilitate in difesa della sostituzione volontaria e concertata delle coltivazioni di foglia di coca, marihuana e amapola.
– Il brutale e ingiustificato attacco degli agenti della forza pubblica è risultato nell’omicidio di 9 contadini e il ferimento di altri 18.
– Esprimiamo la nostra solidarietà con le famiglie dei contadini assassinati.
– Esprimiamo le nostre più sentite condoglianze. Siamo e staremo al vostro fianco!
– Esigiamo che lo Stato colombiano, guidato dal governo del presidente Juan Manuel Santos, compia una indagine meticolosa di questi fatti che oggi hanno colpito la nazione. Chiediamo che emerga la verità sugli autori intellettuali e materiali di questo atroce crimine e si offrano garanzie di giustizia, risarcimento e non ripetizione.
– Facciamo appello alla comunità internazionale affinché faccia sentire la sua voce di denuncia di quello che sta succedendo nel nostro paese, difenda gli accordi dell’Avana e pretenda la loro implementazione per impedire che questo tipo di azioni non si ripetano mai più in una Colombia che chiede pace, vita e dignità.
– Gli accordi dell’Avana sono la base per cominciare a costruire pace con giustizia sociale nei territori di tutta la nazione, per questo facciamo appello ai milioni di uomini e donne del popolo affinché facciano propri gli accordi e insieme lottiamo per la loro piena
implementazione: questi accordi sono del popolo e per il popolo.
– Pretendiamo che lo Stato colombiano rispetti quanto si è accordato.
La pace stabile e duratura non può fiorire in campi e città dove la forza pubblica attacca in maniera sproporzionata le comunità che dovrebbe proteggere.
– L’implementazione degli accordi è la garanzia per la protesta e la mobilitazione sociale, il risarcimento delle comunità di quei territori a cui lo Stato colombiano non è arrivato mai.
– L’implementazione degli accordi è la via verso un futuro in cui cessi, una volta per tutte, la violenza contro i colombiani e le colombiane.
– Facciamo infine appello ai mezzi di comunicazione affinché informino con verità e serietà a proposito di quanto accaduto a Tumaco. L’etica dell’informazione deve essere una pietra miliare della pace e la riconciliazione del nostro paese.
Forza Alternativa Rivoluzionaria del Popolo – FARC Spazio Territoriale di Formazione e Reinserimento di La Elvira, Buenos Aires Cauca
Related Articles
“La guerra aiuta il terrorismo“ l´allarme dei giudici europei
Firenze, inquirenti a convegno: “Dal 2003 il reclutamento è cresciuto “la Repubblica”, 27 maggio 2006, Pagina 22 – Esteri
La Palestina può ancora attendere
BARACK OBAMA ALL’ONU I palestinesi «meritano» uno stato, ma per avere la pace in Medioriente non esistono «scorciatoie»: bisogna tornare ai «negoziati». Nel suo discorso all’Onu pronunciato ieri, il presidente degli Stati uniti, Barack Obama, ha risposto così alla richiesta di un riconoscimento della Palestina, presentata al Consiglio di sicurezza all’inizio di settembre dal suo omologo Abu Mazen.
Paralizzato dai guerriglieri “E di me se ne fregano tutti”