A Venezia salpa la protesta No Grandi Navi

A Venezia salpa la protesta No Grandi Navi

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La città storica, unica e fragile: Serenissima ormai solo di nome. Ma Venezia è anche la cartolina del turismo senza più freni o la “mafia” in giacca e cravatta che gestisce miliardi in laguna.

ALLA FINE DELL’ESTATE, è arrivata la sentenza dello scandalo Mose che ha eclissato i 31 patteggiamenti e il contenzioso sul risarcimento danni sempre aperto. E soprattutto torna in campo, alle Zattere, il Comitato No Grandi Navi che a giugno aveva realizzato il referendum autogestito con oltre 18 mila partecipanti.

«GRANDI NAVI E MOSE non sono altro che due facce della stessa medaglia» afferma l’architetto ambientalista Cristiano Gasparetto, «Senza un diffuso sistema di corruzione il Mose non sarebbe mai stato approvato. Le Grandi Navi, e tutte le Grandi Opere in generale, funzionano con lo stesso principio. Senza la corrutela, non avrebbero ragione di esistere».

LA NUOVA MOBILITAZIONE contro le «città galleggianti» in Canal Grande, ciascuna equivalente al passaggio di 14 mila auto, è ancora par tera e par mar. Lunedì mattina il blitz in Marittima degli attivisti con le maschere degli animali in via di estinzione: si sono agganciati alle fiancate della Thompson Dream con tanto di fumogeni. «Non siamo né silenti né impotenti. Non ci avete addomesticato né comprato. Non ci siamo arresi e non lo faremo. Continuiamo ad assistere all’attacco alle nostre case, alle barene e ai canali per il divertimento futile di pochi e il profitto di pochissimi. E conosciamo i colpevoli: Carnival Corporation, Costa Crociere, MSC, VTP, Consorzio Venezia Nuova».

SABATO E DOMENICA è in calendario a Venezia la «festa/manifestazione», che si apre ai Magazzini del Sale con l’assemblea europea dei movimenti in difesa dei territori: No Tav dalla Valdisusa, No Muos siciliani, Stop Biocidio campani e No Tap dal Salento insieme ai tedeschi anti Stuttgard 21, Ciutat per a qui l’habita Palma delle Isole Baleari, i portoghesi di Academia CidadÒ e il Comitè francese contre la construction de l’aereporte de Notre Dame des Landes. Domenica sul palco galleggiante delle Zattere concerto con 99 Posse, Cisco dei Modena City Ramblers, Pharmakos, Bim Bum Balaton e altri gruppi. Ma soprattutto si replica la contestazione popolare alle mega-navi da crociera che transitano nel cuore di Venezia.

«IN OGNI CASO, la festa si farà. Con tantissime barche in canale. La festa per tutti i veneziani e per chi ha a cuore Venezia. Ai signori politici che dopo 5 anni e mezzo devono ancora prendere una decisione, chiediamo solo che la smettano di prenderci in giro» spiega Tommaso Cacciari, che ironizza «La realtà è che non sanno dove sbattere la testa e prendono tempo perché altro non sanno fare. Puntualmente, ogni tre mesi, salta fuori qualcuno con una soluzione nuova. L’ultima è spostare il porto a Marghera. Dico solo: fateci vedere i progetti e ve li smontiamo scientificamente come abbiamo fatto per il canale Contorta. Perché qualsiasi soluzione che non preveda l’allontanamento delle Grandi Navi dalla laguna non può essere compatibile con la tutela di Venezia».

È L’OCCASIONE utile a ripensare l’altra Venezia a tutto campo, fuori dalle secche della giunta Brugnaro come dalla paralisi del centrosinistra. In gioco c’è sempre il futuro di Portomarghera a cominciare dalla bonifica già costata 780 milioni di euro e dal masterplan adottato dalla Regione e dal Comune ancora nel 2004.

POI SPICCA la «partita Save» che non si limita ai piani di sviluppo dell’aeroporto Marco Polo, perché il recente divorzio del presidente Enrico Marchi dal socio Andrea De Vido ha innescato un effetto a catena negli assetti finanziari che coinvolge il gruppo Benetton, il fondo Amber e banche di ogni livello. Infine, il cambio della guardia al Porto con il quarantenne Pino Musolino chiamato a gestire l’eredità dell’ex rettore, ex sindaco, ex ministro ed ex europarlamentare Paolo Costa: un migliaio di aziende con 13 mila addetti in un’area-chiave, sospesa fra la nuova «Via della seta» cinese e la concorrenza di Trieste e Capodistria.

FONTE: Ernesto Milanesi, IL MANIFESTO



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