Caso Ryanair, i sindacati chiedono una verifica sulle condizioni di lavoro
La Filt Cgil scrive al ministro Delrio e all’Enac: «Verificare che non si siano superati i limiti di impiego». E l’ad O’Leary offre un bonus ai piloti in fuga verso le compagnie concorrenti
Ora che la lista completa dei voli Ryanair cancellati è stata pubblicata – sono 702 in Italia da qui al 22 ottobre – i passeggeri sono sempre più infuriati. Le associazioni dei consumatori fanno a gara per fornire moduli di rimborso, ma quello che di ora in ora emerge sempre di più è la causa che sta dietro le cancellazioni: la precarietà delle condizioni di lavoro nella compagnia low cost, puntano il dito i sindacati. E più che una mancata organizzazione delle ferie – ragione addotta dall’azienda – la Cgil ipotizza che si possa trattare di «un superamento dei limiti di impiego del personale».
La Filt Cgil ha scritto al presidente dell’Enac Vito Riggio e al ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Graziano Delrio, chiedendo una sorta di ispezione: «Allo stato – scrive la Filt – risulta poco credibile che Ryanair, che non applica alcun contratto o regolamento aziendale, si accorga d’improvviso che debba porre, senza alcun ritardo, in ferie parte del proprio personale. La stessa dizione di ferie, non avendo alcuna possibilità di verifica delle condizioni di lavoro, spesso legate a società interinali estere, o alla apertura di partita Iva, ci appare surreale. Si acquisiscano – chiede nella lettera la Federazione trasporti della Cgil – le modalità di utilizzo del personale nelle basi nazionali e sotto quali forme è regolato il rapporto di lavoro». «Oltre a un incontro immediato – conclude il sindacato – si verifichi se la cancellazione dei voli sia dovuta non a ferie, ma bensì al possibile superamento dei limiti di impiego del personale, fatto che configurerebbe quanto avvenuto in tutt’altra luce».
I piloti Ryanair percepiscono paghe mediamente più basse delle compagnie concorrenti: secondo uno studio della Uiltrasporti si va dai 4200 ai 6600 euro al mese, contro i 2500/10 mila di un pilota Alitalia e i 7500/15 mila di uno Easyjet. Il mercato ha ripreso ad assumere e già 140 piloti hanno lasciato la compagnia irlandese per la Norwegian, 700 in tutto quelli che hanno scelto di cambiare casacca. Il problema è che – anche solo limitandoci all’Italia – le altre compagnie hanno un contratto (l’ultimo siglato con i sindacati è quello di Norwegian) mentre l’ad Michael O’Leary nei diversi paesi della Ue ha sempre imposto condizioni unilaterali.
Da qui una giungla di differenti contratti per chi lavora con la capostipite dellelow cost europee, da chi riesce ad avere quello da dipendente – con la stessa compagnia o con un’agenzia interinale – a chi deve accontentarsi di una partita Iva, con tasse e contributi che naturalmente incidono più o meno di conseguenza. Ovvio che ti fiondi a razzo se i concorrenti ti offrono le garanzie di un contratto collettivo, peraltro retribuito pure di più.
A pagare queste tensioni interne, con i piloti (e gli equipaggi) che usufruiscono di ferie che non sono sempre ferie (in alcuni casi le buste paga pare che retribuiscano solo le ore lavorate, in una sorta di «cottimo» giustificato dalla partita Iva), o che addirittura scappano, sono adesso i passeggeri.
Da qui la posta del rilancio di O’Leary, che per tentare di trattenere i piloti ha offerto un bonus a chi sceglierà di fermarsi almeno per un anno: dai 6 mila euro dei primi ufficiali ai 12 mila per i comandanti, da riscuotere a ottobre 2018. Ma non sarà gratis: bisognerà rinunciare a dieci giorni di riposo sui 30 annuali e portare il volato fino a 800 ore complessive. Insomma, più «produttività» per migliorare l’indice di puntualità, parametro di qualità della multinazionale.
Sulla vicenda è intervenuto il ministro Graziano Delrio: «Non faremo sconti a nessuno. Se Ryanair ha violato i diritti dei passeggeri, ne pagherà le conseguenze», ha spiegato il titolare dei Trasporti. «Il tema è quello di garantire i diritti dei passeggeri ed è ciò che l’Enac sta già facendo». Secondo il ministro vanno garantiti «il rimborso dei biglietti, e la riprotezione dei passeggeri su altri voli», comminando «sanzioni se i diritti sono stati violati». Il rappresentante del governo, comunque, tiene distinta questa vicenda dalla partita della vendita di Alitalia, che vede proprio Ryanair tra i potenziali acquirenti. «Ryanair è un’azienda sana e se ha un’offerta la farà», dice. Anzi, che la proposta l’abbia già presentata «avevo il sospetto anche io».
FONTE: Antonio Sciotto, IL MANIFESTO
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