La «Piattaforma» critica Maduro ma attacca anche la «golpista Mud»
C’è vita a sinistra in Venezuela al di là della visione “mainstream” che vede contrapposti due poli, quello officialista e quello dell’opposizione? A leggere in filigrana alcuni eventi passati quasi inosservati ai più sembrerebbe di sì. Alla vigilia della tornata elettorale per la Costituente promossa da Nicolas Maduro, la Piattaforma Cittadina in Difesa della Costituzione, ad esempio, ha pubblicamente chiamato all’astensione o al voto nullo, considerando la convocazione della costituente un’«usurpazione» da parte del presidente Maduro, ed allo stesso tempo rigettando la nefasta politica dell’opposizione Mud «intesa a generare una frattura istituzionale attraverso la creazione di un governo ed uno Stato parallelo con l’appoggio di Washington».
I PROMOTORI della Piattaforma, tra cui Edgardo Lander, sociologo, Oly Millan, già Ministra dell’Economia Popolare con il Presidente Chavez, Hector Navarro ex ministro di Educazione ed Energia con il presidente Chavez, Enrique Ochoa Antich ex coordinatore del Mud e già deputato, Ana Lisa Osorio, già deputata del Parlandino e ministra dell’Ambiente con Hugo Chavez, avevano anche richiamato l’attenzione al rischio che, attraverso la convocazione della Costituente, si sarebbero chiuse tutte le possibilità di dialogo, lasciando come unica soluzione il ricorso alla violenza. Le modalità con le quali Maduro ha convocato la Costituente avrebbero violato l’articolo 347 della Costituzione, che attribuisce al popolo del Venezuela, l’autorità di convocare un’Assemblea Nazionale Costituente che possa trasformare lo Stato e creare un nuovo ordinamento giuridico ed una nuova Costituzione. Quel che viene stigmatizzato in particolare è il mancato ricorso al referendum popolare. Inoltre, sempre a detta dei promotori, questa Costituente non servirà a risolvere i veri problemi che sono alla base della crisi della società venezuelana, quali l’inflazione, l’insicurezza, la scarsità di alimenti e medicinali, problemi che il governo potrebbe oggi affrontare con gli strumenti a sua disposizione.
NEL SUO COMUNICATO reso noto pochi giorni prima del 30 luglio, la Piattaforma, sottolinea altri aspetti molto controversi relativi alla convocazione della Costituente. Tra questi la scarsa credibilità di uno degli obiettivi della Costituente ovvero la rivendicazione del carattere pluriculturale della Patria, in un contesto nel quale negli ultimi 18 anni non è stato fatto un passo in a vanti per il riconoscimento dei diritti dei popoli indigeni, e per la demarcazione delle loro terre. Anche l’obiettivo di «tutelare la vita nel pianeta, sviluppando a livello costituzionale, con maggior specificità i diritti sovrani alla protezione della nostra biodiversità e lo sviluppo di una cultura ecologica nel paese», sembra essere contraddetto dai fatti.
AL CROLLO del prezzo del petrolio infatti il governo ha risposto spingendo l’acceleratore sul modello estrattivista, per lo sfruttamento delle risorse minerarie del paese. In particolare, preoccupa, l’apertura dell’Arco Minero dell’Orinoco, su una superficie di 112 mila kilometri quadrati messi a disposizione delle imprese transnazionali del settore minerario al fine di assicurarsi l’afflusso di investimenti esteri. Un’operazione messa a punto violando palesemente la Costituzione e le principali leggi ambientali, del lavoro e dei diritti dei popoli indigeni. Una posizione dura, quindi, quella della Piattaforma Cittadina in Difesa della Costituzione. L’iniziativa è stata presentata nel maggio scorso, e si rivolge a tutto il popolo venezuelano per tentare in ogni modo di frenare la escalation di violenza e difendere la Costituzione contro il rischio crescente di una disintegrazione del tessuto connettivo della società venezuelana.
NELLE PAROLE dei promotori la chiara condanna alla violenza repressiva dello stato ed a quella delle opposizioni nelle piazze, ma anche della violenza sociale, quella causata dalla mancanza di cibo, medicinali, la insicurezza. La Piattaforma vorrebbe attivare a tutti gli attori politici e sociali che desiderano interrompere la escalation di violenza, in una sorta di autoconvocazione per la costruzione di «un altro dialogo» plurale e diverso, che includa la partecipazione di tutti gli attori sociali e politici, non solo quello che ora sono nel campo dell’opposizione o del governo. Governo nazionale e Mud, dovrebbero quindi impegnarsi a promuovere la de-escalation di violenza da ogni parte essa provenga, al rispetto dei diritti umani, ed a porre fine agli eccessi repressivi ed i comportamenti violenti. Importante per i promotori anche il rispetto dei principi costituzionali, e la partecipazione del popolo come depositario della sovranità. Quali siano oggi le possibilità di riannodare i fili del dialogo, in una situazione che rischia di degenerare ulteriormente è tutto da vedere.
FONTE: Paco Martinez, IL MANIFESTO
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