Barcellona, uno dei quattro arrestati collabora con gli inquirenti
BARCELLONA. Mohamed Houli, uno dei quattro attentatori in carcere e risultato ferito nell’esplosione del covo di Alcanar, sta collaborando con i giudici, consentendo una ricostruzione degli appartenenti e delle intenzioni di chi ha sferrato l’attacco sulle Ramblas a Barcellona. Secondo la stampa Mohamed Houli avrebbe detto di essere «pentito» e di chiedere «perdono», oltre a confermare le intenzioni dei terroristi: colpire monumenti, chiese e in particolare la Sagrada Familia. Per lui e per gli altri tre arrestati il giudice dell’Audiencia nacional di Madrid ha deciso la sorte carceraria.
SIA MOHAMED HOULI Chemlal, sia Driss Oukabir rimarranno in carcere. Quest’ultimo è accusato di avere affittato il furgone poi usato sulla Rambla.
Houli Chemlal – secondo il giudice – stava preparando esplosivi con l’iman Es Satty, e forse a una seconda persona, Youssef Aalla, il terzo dei fratelli Aallaa, di cui per ora non è stata confermata la morte. Accuse gravi: organizzazione terrorista, assassinio e lesioni di carattere terrorista, per Oukabir e di detenzione di esplosivo e strage per Houli Chemlal. Slah El Karib, proprietario di un internet café a Ripoll rimane a disposizione dei giudici in carcere per 3 giorni, in attesa che si concludano le indagini.
NEL SUO INTERNET CAFÈ il fratello 17enne di Oukabir, morto a Cambrils, avrebbe comprato un biglietto per il Marocco per Driss pagando con la carta di credito di El Karib per poi restituirgli i soldi in contante. I giudici non sono ancora sicuri che abbia responsabilità negli attentati. E infine è stato scarcerato Mohammed Aalla, unico sopravvissuto dei tre fratelli, proprietario dell’Audi fermata dalla polizia a Cambrils su cui erano i 5 terroristi uccisi (uno dei quali era suo fratello minorenne). La stessa auto che il fine settimana precedente all’attentato aveva effettuato un viaggio lampo di un giorno in Francia, con almeno due persone. Lui stesso si era presentato alla polizia il giorno dell’attentato. Il giudice ha ritenuto che il vero proprietario del veicolo fosse il fratello (quello morto a Alcanar) e che fosse intestato a Mohammed, il maggiore dei tre, per una questione legata all’assicurazione.
NELL’ATTO DEL GIUDICE emerge un nuovo dettaglio interessante: fra le macerie di Cambrils sarebbero stati trovati dei biglietti aerei (non è chiaro se per prima o dopo l’attentato) per un viaggio dell’imam a Bruxelles – pertanto non è chiaro se davvero volesse immolarsi facendosi saltare presso la Sagrada Familia, come aveva detto a loro. Altro dettaglio inquietante: i 5 terroristi di Cambrils avrebbero comprato asce e coltelli solo un paio d’ore prima dell’attentato proprio in un negozio di Cambrils. L’impressione è che dopo l’esplosione, che interruppe i piani, e la morte dell’imam, ci sia stata molta improvvisazione.
UN’ORA PRIMA DELL’ATTENTATO Mohammed Hichamy (poi morto la notte stessa a Cambrils) aveva abbandonato di corsa in piena autostrada un altro furgone affittato; aveva tamponato una moto e il motociclista aveva detto che avrebbe chiamato la polizia. Poco dopo si sarebbe unito agli altri per effettuare l’attacco di Cambrils in macchina (la famosa Audi). Secondo la testimonianza del compagno di casa dell’imam, questi si sarebbe portato via una stufa dall’appartamento, probabilmente per far asciugare più in fretta gli esplosivi che si stavano preparando a Alcanar. Fu proprio durante l’attesa che si produsse l’esplosione, spiegava Houli Chemlal al giudice. Il giudice è convinto che dietro gli attentati ci sia l’Isis. Non solo perché li ha rivendicati, ma anche per il tipo di esplosivo che i terroristi stavano preparando (con l’aiuto di video su youtube), già usato a Parigi e Bruxelles, e per il quale, fra l’altro, avevano acquistato più di 500 litri di acetone e 100 bombole di butano.
FONTE: Luca Tancredi Barone, IL MANIFESTO
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