Roma, manifestazione dei e con i rifugiati: «La nostra colpa è la povertà»

Roma, manifestazione dei e con i rifugiati: «La nostra colpa è la povertà»

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ROMA. La procura di Roma ha aperto un’inchiesta sul presunto racket degli affitti nello stabile di via Curtatone sgomberato giovedì dalle forze dell’ordine. Un’ipotesi che i rifugiati eritrei che occupavano una parte dei sette piani dell’edificio che affaccia su piazza Indipendenza ieri hanno respinto con decisione. «Non pagavamo per poter dormire in una stanza, i soldi servivano per le ristrutturazioni e le pulizie», hanno spiegato in molti.
Dopo le cariche indiscriminate di tre giorni fa, quando sono stati svegliati dalla polizia e sgomberati a colpi di potenti getti d’acqua dai giardini dove dormivano da alcuni giorni, ieri per i rifugiati eritrei è arrivato il momento per un piccolo riscatto. Sono stati loro ad aprire la manifestazione indetta dai movimenti della casa, e lo hanno fatto con un striscione con cui hanno voluto ricordare a tutti che loro sono «rifugiati e non terroristi». Più di cinquemila le persone che hanno partecipato al corteo che da piazza dell’Esquilino ha attraversato pacificamente il centro della città fino a piazza Madonna di Loreto dove i manifestanti hanno dato vita un sit in e chiesto l’apertura di un tavolo sull’emergenza abitativa tra Regione, Comune e prefetto.

Ma al centro della manifestazione ieri sono stati i rifugiati di via Curtatone, diventati loro malgrado uno dei simboli delle molte occupazioni esistenti a Roma (secondo alcune stime oltre 90). «Vogliamo una casa, vogliamo un tetto, vogliamo la possibilità di poter mandare a scuola i nostri figli», hanno gridato lungo via Cavour. Tra di loro anche una delle donne colpite giovedì dal cannone ad acqua della polizia mentre cercava di recuperare vestiti e documenti in piazza Indipendenza. «Gli ultimi episodi avvenuti nella capitale dimostrano il pieno fallimento delle politiche dell’accoglienza in Italia, dove si ragiona solo per emergenze e in nome del profitto, generando mostri come quello di Mafia capitale», ha spiegato la «Coalizione internazionale dei sans-papier».
Italiani e stranieri hanno sfilato insieme. Presenti tutte le principali realtà delle occupazioni capitoline, dai Blocchi precari metropolitani al Coordinamento cittadino lotta per la casa. Nel corteo anche una delegazione delle 60 famiglie accampate nella basilica dei santi Apostoli: «La nostra colpa è la povertà», è la protesta affidata a uno striscione.

Dopo quello di via Curtatone in teoria nelle prossime settimane a Roma potrebbero esserci altri 15 sgomberi classificati come urgenti in una lista stilata sedici mesi fa dal prefetto Francesco Tronca, all’epoca commissario prefettizio della capitale, all’interno del «Piano di attuazione del programma regionale per l’emergenza abitativa per Roma capitale». Sgomberi che, come indicò Tronca in una delibera, dovrebbero essere eseguiti solo «man mano che si renderanno disponibili gli alloggi per l’emergenza abitativa». La stessa linea adottata ora dal Viminale che dopo gli scontri di giovedì invierà la prossima settimana ai prefetti una circolare con le nuove linee guida per gli sgomberi, indicando come prioritario il reperimento di abitazioni alternative prima di poter procedere con le forze dell’ordine. L’emergenza casa potrebbe però entrare anche nell’ordine del giorno dei lavori del Campidoglio. Stefano Fassina, deputato e consigliere comunale di Sinistra italiana, ha assicurato di voler chiedere alla conferenza dei capigruppo dell’assemblea capitolina di indire un consiglio comunale straordinario per il piano casa.

«Qualcuno sta creando una politica della paura ma non è questa la soluzione», ha detto ieri una portavoce del movimento riferendosi a quanto accaduto nella capitale negli ultimi giorni. L’esito della manifestazione dimostra che però è una politica che si può sconfiggere.

FONTE: Carlo Lania, IL MANIFESTO



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