by Adriana Pollice | 15 Agosto 2017 8:52
A luglio il numero dei migranti sbarcati in Italia attraverso il Mediterraneo centrale è calato del 57% rispetto a giugno. Si tratta del livello più basso, per il periodo, raggiunto in tre anni. Dal primo gennaio sono 97.293 i migranti sbarcati sulle coste italiane, il 4,5% in meno rispetto al 2016, quando furono 101.507. Se si allarga lo sguardo all’Europa, il mese scorso sono state 15.400 le persone entrate nei confini, il totale dall’inizio dell’anno si attesta a 127.100 arrivi, con un calo di due terzi rispetto all’anno scorso. Sono i dati forniti ieri dal rapporto Annual Risk Analysis 2017 dell’agenzia europea Frontex.
L’UNICA ECCEZIONE al calo registrato sul continente è la Spagna, dove c’è una crescita descritta come «la maggiore pressione migratoria dal 2009»: a luglio ci sono stati 2.300 arrivi, oltre quattro volte il dato dello stesso mese nel 2016. Nei primi sette mesi sono stati 11mila, più di quanti ce ne siano stati in tutto il 2016. La Grecia, invece, registra 2.300 arrivi in luglio, un quarto di meno rispetto a giugno. Nel 2017 sono stati in totale 15.750, il 90% in meno rispetto al 2016. Scarse, infine, le penetrazioni lungo la rotta balcanica.
In Italia i maggiori flussi sono dalla Nigeria seguita da Guinea, Eritrea, Sudan e Mali. La regione che ne accoglie di più è la Lombardia (13%), quindi la Campania (9%), terza piazza per Piemonte, Emilia Romagna e Lazio, tutte all’8%, mentre i minori non accompagnati sono stati 12.656. In Spagna arrivano da Costa d’Avorio, Marocco, Gambia e Guinea. In Grecia sono soprattutto siriani, iracheni e afgani.
FRONTEX attribuisce il calo a vari fattori: le peggiori condizioni del mare nella prima metà di luglio; gli scontri vicino all’area di partenza di Sabrata; i respingimenti della Guardia costiera libica. Anche ad agosto gli arrivi hanno subito un forte ridimensionamento: nel 2016 i migranti sbarcati sono stati 21.294 mentre sono stati 2.080 nelle prime due settimane del mese in corso. Per quattro giorni (1, 5, 8 e 9 agosto) ci sono stati zero approdi.
La maggior parte dei migranti scampati al mare sono stati salvati da una Ong. Secondo la Guardia costiera italiana, nel 2016 sono stati soccorsi in mare in 178.415, di questi 46.796 sono stati recuperati dalle Organizzazioni non governative (cioè il 26,2%) ma il dato sarebbe maggiore se non pesassero i mesi in cui non hanno operato. In ogni caso, nel 2016, hanno recuperato più persone di quanto fatto dalla Marina (36.084) o dalla Guardia costiera (35.875). Nel 2017 le Ong hanno contribuito a recuperare il 32% dei migranti nei primi tre mesi ma nel periodo successivo si è arrivati al 41%. Un dato destinato a scendere da agosto.
IL CODICE di comportamento per le organizzazioni non governative voluto dal ministro dell’Interno, Marco Minniti, e il via libera del governo italiano ai respingimenti della Guardia costiera libica, anche in area Ricerca e soccorso, hanno provocato la decisione di Medici senza frontiere di sospendere le attività della nave Vos Prudence. Le minacce dei libici hanno poi spinto altre due Ong, Save the Children e Sea Eye, a fermarsi. La magistratura il 2 agosto aveva già fermato i tedeschi della Jugend Rettet per l’inchiesta di Trapani, con la nave Iuventa bloccata in porto dal sequestro.
Così, nel Mediterraneo centrale, attualmente navigano la nave della destra antiong C-Star e tre Organizzazioni non governative: Moas, Proactiva Open Arms e Sos Méditerranée. «Non criminalizziamo la solidarietà. Questa campagna contro le Ong non porta lustro. Siamo apolitici, per noi il clima non è cambiato» ha commentato Regina Catrambone, l’imprenditrice italo-americana cofondatrice di Moas, di stanza a Malta, capofila delle organizzazioni che hanno firmato il Codice, annunciando ieri che la nave ha ripreso la rotta verso le aree Sar del Mediterraneo.
CHI NON ARRIVA in Europa, e sopravvive al mare, viene riportato a terra dalla Guardia costiera libica: «Non si può risolvere rimandando indietro le persone in un paese dove sono note le violazioni dei diritti umani – ha spiegato il presidente di Amnesty International Italia, Antonio Marchesi -. Monitoreremo la situazione. Inaccettabile la campagna denigratoria contro le Ong, alcune si stanno comprensibilmente ritirando dal soccorso. Questo avrà conseguenze sulla vita delle persone».
FONTE: Adriana Pollice, IL MANIFESTO[1]
Source URL: https://www.dirittiglobali.it/2017/08/93949/
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