Napoli, due operai Hitachi sulla gru per difendere il lavoro

by Adriana Pollice | 2 Agosto 2017 9:28

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Massimo Olivieri e Mimmo Mignano domenica notte sono saliti sulla gru del cantiere della metro di piazza Municipio, a Napoli. Mignano l’aveva già fatto nel 2015, da lavoratore Fiat licenziato. Vinta la causa di reintegro nel 2016, tre giorni fa c’è tornato in solidarietà con Massimo.

A 30 metri da terra, la pelle spaccata dal sole, le vertigini che rendono impossibile stare in piedi, da ieri hanno cominciato lo sciopero della sete. Olivieri e altri tre colleghi, Aniello, Alfredo e Vincenzo, lavoravano in Fata Logistic System, si occupavano dello smistamento della componentistica dell’Ansaldo di Napoli. Entrambe le società erano controllate dal colosso pubblico Finmeccanica.

Nel 2010 in oltre 60 vengono esternalizzati: continuano a lavorare in Fata ma il contratto ce l’hanno con l’agenzia interinale Quanta. Nel 2015 Finmeccanica vende Ansaldo Breda e Sts ai giapponesi dell’Hitachi, l’anno dopo modifica la denominazione in Leonardo. Lo scorso marzo le condizioni cambiano ancora, in 48 vengono ricollocati: per 30 operai ci saranno sei mesi come somministrati Quanta in Hitachi per poi passare definitivamente in azienda; 14 vanno da subito in Leonardo, nel sito ex Alenia di Pomigliano d’Arco. Aniello, Alfredo, Massimiliano e Vincenzo restano senza destinazione, ufficialmente disoccupati dal prossimo settembre.

I quattro operai hanno vite difficili: Massimiliano ha trascorso luglio incatenato ai cancelli dell’Hitachi, era andato in depressione e aveva tentato il suicidio prima di sistemarsi al presidio di via Argine; Aniello è a Genova, un mese fa è diventato papà, la bimba è nata con un tumore al cervello, è ricoverata all’ospedale Gaslini e lotta tra la vita e la morte; Vincenzo ha una figlia ventenne disabile costretta su una sedia a rotelle, la moglie Lucia è salita per un giorno intero sul tetto dell’Hitachi con una bottiglia di benzina.

L’unica offerta per loro è arrivata da Quanta: un anno a Porto Marghera e poi un corso da tubisti in attesa che si liberi una posizione in Fincantieri a Castellammare di Stabia. A fronte di una promessa, avrebbero dovuto firmare la conciliazione con Fata, Quanta e Hitachi con tanto di clausola «nulla a pretendere» dalle tre aziende.

Ieri c’è stato un incontro con il viceprefetto di Napoli, l’assessore comunale al Lavoro, Enrico Panini, e i rappresentati di Fata e Quanta. Il colosso giapponese ha fatto sapere di non avere posto per i quattro perché rappresenterebbero un costo eccessivo.

Assessore e prefettura lavorano a una nuova ipotesi: portare Hitachi a un nuovo tavolo di mediazione per convincere l’azienda a tenere gli operai, ancora in somministrazione da Quanta, per un periodo limitato in attesa di una nuova destinazione attraverso l’agenzia interinale. Ieri è intervenuto il sindaco, Luigi de Magistris, che ha promesso l’impegno del comune per trovare una soluzione. I quattro chiedono l’assorbimento in Hitachi o in Leonardo. Massimiliano e Mimmo restano sulla gru: «Ci hanno offerto di continuare come interinali a part-time – ha fatto sapere Massimo -. Dopo 28 anni in fabbrica non possiamo accettare».

FONTE: Adriana Pollice, IL MANIFESTO[1]

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  1. IL MANIFESTO: https://ilmanifesto.it/

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