Cantieri di Sant-Nazaire, stallo Italia-Francia

Cantieri di Sant-Nazaire, stallo Italia-Francia

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La soluzione rinviata a settembre al vertice Gentiloni-Macron. Ma intento Parigi tenta con l’idea di un “Airbus dei mari”

Incontro a vuoto. Però la partita non è chiusa ma rinviata a settembre. L’ultima parola spetterà a Gentiloni e Macron nell’incontro al vertice di Lione del 27 settembre. Sino a quel momento la Francia si impegna a congelare il capitale dei cantieri Stx di Sant-Nazaire senza cercare nuovi ingressi e nuovi acquirenti. Bloccherà quindi l’avvio delle trattative con la tedesca Meyer Wertf, in pole position se l’accordo con l’Italia dovesse naufragare definitivamente. È il segno che, nonostante le differenze siano al momento «non sanate», come afferma senza giri di parole il ministro dell’Economia italiana, entrambi i Paesi stanno studiando le possibilità di uscire dalla crisi con un rilancio. In concreto con la creazione di un polo industriale navale sia civile che militare, un Airbus che sarebbe, come afferma il ministro Le Maire «il primo campione mondiale nel settore». Data la posta in gioco «è ovvio che ci voglia un po’ di tempo».

Prima però bisogna trovare il modo di superare lo scoglio dell’accordo su Saint-Nazare denunciato da Parigi. Le Maire si è presentato ieri pomeriggio al summit con Padoan e con il ministro dello Sviluppo Calenda, nella sede del Mef, avendo già anticipato al Corriere della Sera la sua proposta, discussa ieri nel primo pomeriggio da Gentiloni e dai due ministri in un nuovo summit dopo quello di lunedì sera: da un lato la proposta allettante e lucrosa di dar vita al «campione navale» italo-francese, e forse anche tedesco, dall’altro l’offerta di dividere in quote uguali i cantieri di Saint Nazaire, 50% alla Francia e 50% a Fincantieri, ma con gestione italiana.

Come preannunciato, Padoan e Calenda hanno rifiutato con fermezza. «La proposta è inaccettabile», ha spiegato secco il primo. «Le posizioni sono ancora distanti. Per dar vita a un grande gruppo occorre fiducia reciproca e la premessa è il rispetto degli accordi su Stx», prosegue il secondo. Decisamente più ottimisti i toni di Le Maire: «Siamo due grandi popoli e due paesi fratelli. Abbiamo una difficoltà e due posizioni diverse ma troveremo una soluzione adeguata».
Successivamente la nota congiunta ha ribadito «la comune volontà d superare le differenze sull’equilibrio nella struttura di del capitale di Stx«. Ma gli italiani hanno chiesto che venisse messa a verbale la loro insoddisfazione e anzi la loro franca irritazione per la prelazione esercitata all’ultimo momento e a sorpresa da Macron: «Il governo italiano ha espresso forte rammarico per questa decisione».

Il pomo della discordia resta l’assegnazione o meno della maggioranza a Fincantieri. L’accordo raggiunto con Hollande, e stracciato dal suo successore, assegnava all’azienda italiana il 66% delle azioni, la stessa quota che deteneva la Corea prima dello spezzettamento e della messa all’asta. Dopo il voltafaccia di Parigi l’Italia ha considerato l’ipotesi di accontentarsi di una quota minore, essendo chiaro che da un braccio di ferro del genere nessuno può uscire apertamente sconfitto.

Ma se sulla percentuale si può trattare, la maggioranza assoluta in mano a Fincantieri è invece un punto fermo dal quale l’Italia non può recedere e non recederà anche a costo di ritirare i propri capitali.
Nonostante le belle parole, infatti, il nodo è precisamente la reciproca sfiducia. I francesi chiedono all’Italia di accontentarsi della loro parola. Anche con le quote in parità assegnerebbero a Fincantieri la presidenza del cda con «una voce preponderante in caso di uguaglianza», come aveva anticipato nell’intervista Le Maire. Per l’Italia la sola garanzia che quella preponderanza sia reale è il possesso della maggioranza assoluta: il 66% si può discutere, il 51% invece no. La Francia, a sua volta, non si fida delle assicurazioni italiane in materia di difesa dell’occupazione, punto particolarmente delicato perché è su quel fronte che Macron si gioca immagine e popolarità, già in via di appannamento malgrado il recente doppio trionfo elettorale.
Nonostante l’ottimismo di facciata del ministro francese, quadrare il cerchio in una disfida di questo tipo – che non consente pareggio – sarà molto difficile. La posta in gioco non è solo il controllo dei cantieri di Sant-Nazaire: è l’assetto dell’Europa post-globalizzazione che si comincia a delineare.

FONTE: Andrea Colombo, IL MANIFESTO



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