“Permessi temporanei a chi vuole lasciare l’Italia” ecco il piano per i migranti che agita l’Ue
by VLADIMIRO POLCHI | 17 Luglio 2017 10:29
Si può concedere l’asilo provvisorio o ricorrere alla Bossi-Fini, come fece Maroni nel 2011 con migliaia di tunisini Oggi a Bruxelles vertice dei ministri degli Esteri. Merkel: “Qui in Germania non metteremo un tetto numerico ai profughi”
ROMA. Permessi umanitari temporanei, per circolare liberamente nell’area Schengen. Un lasciapassare per migliaia di migranti in attesa di raggiungere il Nord Europa. È questo il grimaldello con il quale l’Italia potrebbe tentare di scardinare il blocco delle frontiere Ue e decongestionare parte del suo sistema d’accoglienza. Una sorta di “arma finale”, prevista da una direttiva europea e dalla Bossi-Fini, nel braccio di ferro in corso sull’emergenza migranti. Il piano è in questi giorni sul tavolo della Farnesina: uno strumento di pressione al quale nessuno vorrebbe arrivare. Tanto che il Viminale smentisce che sia un’ipotesi verosimile: «Non è una questione all’ordine del giorno del governo».
«La riflessione invece va avanti da tempo — sostiene il viceministro degli Esteri, Mario Giro — tre sono attualmente le ipotesi allo studio. La prima è quella avanzata dalla comunità di Sant’Egidio: si tratta di ricorrere alla direttiva europea 55 del 2001, introdotta dopo la guerra dei Balcani per far fronte ai flussi di sfollati diretti in Europa, che consente a uno Stato di concedere permessi temporanei ai migranti. Questa strada apre le porte dell’Europa, ma va condivisa col Consiglio europeo. Le altre due invece permettono al nostro Paese di agire unilateralmente, o attraverso le commissioni territoriali per l’asilo, che tra le opzioni hanno anche quella di concedere solo un permesso umanitario temporaneo, o attraverso l’articolo 20 della legge Bossi-Fini, come fece nel 2011 l’allora ministro dell’Interno, Roberto Maroni, offrendo un permesso a migliaia di tunisini. Anche questi visti consentirebbero al titolare di circolare nell’area Schengen ». Ma non impediscono agli altri Stati di tenere sigillate le frontiere, chiedendo di sospendere proprio Schengen.
Per il viceministro Giro, questo è anche un modo per reagire alle chiusure dei partner europei: «I governi Ue ci vogliono far sentire in colpa perché stiamo salvando migliaia di persone, ma sono degli ipocriti. Il nostro Paese sta tenendo in equilibrio il valore della protezione della vita umana con il necessario pragmatismo nella gestione dei flussi migratori, e di questo non dobbiamo certamente sentirci in colpa».
L’ipotesi di ricorre alla direttiva 55 era stata avanzata di recente anche dai Radicali, da Emma Bonino e dal presidente della commissione Diritti Umani del Senato, Luigi Manconi: «Dieci giorni fa ho consegnato personalmente una lettera al ministro dell’Interno, Marco Minniti, in cui sintetizzavo i termini dell’ipotesi di ricorso alla direttiva 55 del 2001 — racconta il senatore — il ministro ha preso la lettera, dicendo che avrebbe preso in considerazione quell’ipotesi. Quello che credo è che invece di investire energie in toni roboanti che evocano ipotesi illegali e velleitarie come bloccare i porti, questa proposta sia più credibile e realizzabile ». E a quanti migranti potrebbero essere concessi questi permessi temporanei? I flussi non si fermano: nel 2017 sono già più di 90mila i rifugiati arrivati via mare in Italia. Per fine anno se ne prevedono circa 220mila. E non aiutano i ricollocamenti fermi a quota 7.500. La pressione resta dunque insostenibile e per questo circolano numeri da capogiro: fino a 200mila permessi da concedere. Ma il viceministro Giro precisa che «le cifre sarebbero in ogni caso molto più basse. Non solo. Resta il fatto che questa è solo una delle ipotesi in campo, come quella di attendere il prossimo giudizio della Corte di giustizia europea che su un ricorso della Croazia potrebbe far saltare il trattato di Dublino».
La verità è che nessuno vuole arrivare a tanto, e l’ipotesi dei permessi di soggiorno umanitari temporanei resta per ora solo uno strumento di pressione da usare nella trattativa europea. Tanto che il Viminale continua a negare che l’ipotesi dei permessi a tempo sia anche solo al vaglio del governo.
Ma non è escluso che la questione torni oggi sul tavolo del Consiglio Affari esteri dell’Ue a Bruxelles, chiamato a discutere di dossier libico ed emergenza migranti, mentre Angela Merkel ribadisce di essere contraria all’introduzione di un tetto numerico ai migranti in Germania: «Il tetto limite non lo accetteremo».