Muore in detenzione l’indipendentista sardo Doddore Meloni
Il sogno di Doddore Meloni, l’indipendentista sardo di 74 anni morto ieri mattina dopo 68 giorni di sciopero della fame all’Ospedale Santissima Trinità di Cagliari (dov’era stato ricoverato il 29 giugno in stato di detenzione), era l’indipendenza della Sardegna dallo Stato italiano. Nel 1981 ci aveva provato con le armi, ma l’aiuto promesso dai servizi segreti della Libia di Gheddafi non arrivò e alla fine si fece nove anni di carcere. Nel 2008, raggiunta l’età della pensione, aveva rilanciato la sua battaglia per l’indipendenza dell’isola, perseguita stavolta solo con i trattati internazionali sui diritti dell’uomo riconosciuti e ratificati dallo Stato italiano. In piena estate Meloni conquista la ribalta internazionale occupando l’isola di Mal di Ventre, sulla costa oristanese, e proclamando la nascita della Repubblica indipendente di Malu Entu. Ma è l’inizio dei suoi guai.
Polizia, carabinieri, guardia di finanza e guardia sgomberano l’isola di Mal di Ventre. Poi contro di lui si scatena una tempesta giudiziaria senza precedenti. Nel 2012 l’arresto per un’evasione fiscale da 5 milioni di euro, poi altri 23 procedimenti e perfino una richiesta di sorveglianza speciale della Questura, bocciata però dal Tribunale di Oristano. «Accuse false e accanimento giudiziario per impedirmi di lottare per l’indipendenza della Sardegna», si è sempre difeso l’indipendentista di Terralba.
Il 28 aprile, i Carabinieri lo arrestano per strada mentre va a costituirsi. Prima di varcare i cancelli della casa circondariale di Massama (Oristano) Meloni annuncia l’inizio dello sciopero a oltranza della fame e della sete per rivendicare i suoi diritti di «prigioniero politico belligerante». Il suo legale, l’avvocata Cristina Puddu, denuncia pubblicamente l’incompatibilità dello stato di detenzione con le sue gravi condizioni di salute, ma il magistrato di sorveglianza del tribunale di Cagliari respinge una prima istanza di detenzione domiciliare e temporeggia sulla seconda. Ieri mattina è avvenuto quello che l’avvocata Puddu aveva drammaticamente previsto.
FONTE: Costantino Cossu, IL MANIFESTO
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