Venezuela, altri 7 morti: Costituente o rischio guerra civile
«Il paese con una delle più grande riserve di petrolio al mondo è sull’orlo del collasso». Si tratta dell’incipit di un articolo di analisi apparso nei giorni scorsi sul quotidiano britannico The Guardian, capace di fotografare al meglio l’attuale – delicata – situazione venezuelana, sull’orlo di una guerra civile.
UN PAESE dove ogni giorno si contano morti, barricate, violenze, fuoco e scontri politici con tanto di ingerenze esterne, leggi più di altri gli Stati uniti. Ma seppure il dato segnalato dal Guardian, la ricchezza di petrolio del paese, sia scontato, evidentemente non è bastato a garantire una solida guida politica ed economica, non esente da problematiche sfociate in un confronto sociale che miete vittime e che pone in seria difficoltà tutto quanto conquistato dalla rivoluzione chavista. A una situazione peggiorata nel giro di un anno, si è aggiunta un’accelerazione nelle ultime settimane.
LA CONVOCAZIONE delle elezioni per l’assemblea costituente da parte di Maduro – che spera così di sostituire con un organo a lui più congeniale in termini di appartenenza politica, un parlamento nelle mani dell’opposizione – ha complicato ancora di più la situazione.
L’opposizione, su cui ormai anche gran parte della stampa internazionale ha uno sguardo critico per il suo comportamento spesso criminale in piazza e per quanto concerne le entrature politiche (destre e sostegno degli Stati uniti) costituisce uno dei pericoli per Maduro. Oltre a questo, cui si fronteggia la resistenza chavista, che cerca di evitare uno scontro per non fornire un alibi perfetto ai golpisti, rimane la necessità di capire come si è arrivati a questo punto, per comprendere cosa eventualmente non ha funzionato (non solo in Venezuela, basti pensare a Brasile e Argentina) e come porre rimedio. Le oligarchie e le forze eversive, hanno avuto buon gioco a sfruttare le problematiche legate all’attuale gestione del processo bolivariano, portando il paese sull’orlo di una guerra civile. Per quanto riguarda le giornate che si presentano di fronte al Venezuela, non si può certo essere ottimisti: oggi si vota per la Costituente. La Mud vorrebbe boicottarla, ma in questo modo la porrebbe totalmente nelle mani di Maduro. E allora prova a forzare sul campo, per le strade.
IL GOVERNO HA VIETATO le manifestazioni, l’opposizione ha lanciato «la presa di Caracas» un mezzo fallimento, specie se contrapposto ai numeri sfoggiati da Maduro nell’ultima giornata di campagna elettorale. Ma il problema non è solo il contrasto politico a Maduro, bensì il futuro del paese e della rivoluzione bolivariana. Rimangono ancora molti punti oscuri su quali saranno gli eventuali interventi sulla costituzione da parte dell’Assemblea, di cui la Mud fino a ieri ha detto di non avere intenzione di riconoscerne l’esito. Nel frattempo: nelle ultime 48 ore sono morte almeno sette persone, tra manifestanti e poliziotti. Numeri che vanno a comporre un quadro drammatico, perché ormai sono oltre cento le vittime totali dall’inizio di questo scontro sotto traccia ma con acme terribili in termini di vite umane.
CONTRO LE MINACCE di violenze e disturbo del voto, il governo si organizza: la presidente del Consiglio nazionale elettorale (Cne), Tibisay Lucena, avverte che in 53 delle 335 circoscrizioni sono stati registrati fatti di violenza politica, che si inseriscono nel contesto dell’ondata di proteste cominciata nell’aprile scorso. Le forze armate, chiamate a garantire lo svolgimento del voto di domani con il dispiegamento di 200mila uomini, hanno fatto sapere che tratteranno qualunque «minaccia» con un «uso proporzionato della forza».
AIR FRANCE E IBERIA hanno annunciato la sospensione dei loro voli da e verso Caracas da domani e fino a martedì prossimo, a causa della situazione di instabilità politica e il rischio di violenza in Venezuela.
La compagnia spagnola ha spiegato oggi in un comunicato che la sospensione dei suoi voli da Madrid a Caracas è dovuta alla «delicata situazione in Venezuela e alle difficoltà operative e di sicurezza».
FONTE: Auxilio Belano, IL MANIFESTO
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