Spianata, tolti i dispositivi di controllo, ma è festa solo a metà

by Michele Giorgio | 28 Luglio 2017 11:53

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GERUSALEMME. La giornata ieri a Gerusalemme era cominciata con i festeggiamenti di migliaia di palestinesi alla Porta dei Leoni per la decisione di Israele di rimuovere barriere, tornelli e altri dispositivi di controllo dalla Spianata di al Aqsa. Ed è terminata con le cariche della polizia nel sito religioso. Decine di palestinesi sono rimasti feriti e contusi. Dopo il tramonto la città vecchia appariva blindata, con ingenti forze di polizia a presidiarla e un anello di barriere metalliche che la isolavano dal resto della zona araba della città. Rigidissimi i controlli e gli agenti non hanno esitato a lanciare granate assordanti per allontanare gruppi di palestinesi che chiedevano di entrare. Anche la stampa ha avuto difficoltà a passare gli sbarramenti, con gli agenti che ripetevano: «in questo momento la città vecchia è chiusa anche per voi giornalisti». La tensione presente ovunque lasciava immaginare un nuovo venerdì di preghiere segnato da scontri tra palestinesi e forze israeliane. Invece ieri mattina, dopo il via libera dato dalle autorità islamiche ai fedeli di pregare sulla Spianata dopo 13 giorni di boicottaggio dei dispositivi di controllo israeliani, tutto faceva immaginare un allentamento della tensione. A sera il quadro si è capovolto e il premier israeliano Netanyahu ha usato toni molto duri. Ha chiesto la pena di morte per il palestinese che il 21 luglio ha ucciso tre coloni israeliani nell’insediamento di Halamish, nei pressi di Ramallah nella Cisgiordania occupata. «La pena di morte per i terroristi. È tempo di metterla in pratica in questi casi gravi», ha proclamato durante una visita alla famiglia Solomon, di cui facevano parte i tre coloni uccisi.

Canti, slogan, preghiere e fuochi d’artificio. Ieri almeno 20mila palestinesi avevano accolto così gli operai inviati dalla polizia a rimuovere le strutture che avrebbero dovuto accogliere le telecamere di sorveglianza “speciali” previste dal piano del governo israeliano per «garantire la sicurezza» della Spianata delle moschee dopo l’attacco armato del 14 luglio (morti due poliziotti e i tre attentatori arabo israeliani). E dopo l’avvenuta rimozione dei metal detector decisa a inizio settimana dal governo Netanyahu, i palestinesi hanno capito di aver vinto una battaglia importante grazie a una lotta popolare condotta dagli abitanti di Gerusalemme. Poco dopo il mufti islamico ha annunciato che lo «status quo violato dalle misure israeliane» era stato ristabilito e ha autorizzato i fedeli musulmani a tornare sulla Spianata dopo 13 giorni di boicottaggio e di preghiere recitate all’esterno del sito religioso, in particolare nell’area della Porta dei Leoni. Le cose si sono complicate nel tardo pomeriggio. I palestinesi hanno denunciato la mancata apertura di Bab Hutta, uno degli ingressi per la Spianata dove è avvenuto l’attacco del 14 luglio. Israele ha resistito, poi ha aperto anche quell’ingresso.

Cosa sia accaduto poco dopo non è chiaro. La polizia ha caricato la folla. Tra scene di panico, spari di proiettili rivestiti di gomma e lanci di granate assordanti e candelotti lacrimogeni, migliaia di palestinesi si sono diretti verso le uscite in cerca di scampo. Molti sono caduti, altri sono stati percossi dai poliziotti. La Mezzaluna rossa ha detto che almeno 94 persone sono rimaste ferite. La polizia ha anche rimosso le bandiere palestinesi issate sulle moschee e gli edifici della Spianata. In serata è stato permesso l’ingresso solo alle donne e agli anziani. Il portavoce della polizia Micky Rosenfeld ha detto che le cariche sono scattate quando gruppi di palestinesi hanno cominciato a lanciare sassi in direzione del Muro del Pianto.

Tutti, israeliani e palestinesi, prevedono per oggi una giornata di scontri e violenze. Gerusalemme Est sarà blindata e presidiata da migliaia di poliziotti e guardie di frontiera. Sullo sfondo c’è una nuova Intifada. In primo piano c’è anche la crisi diplomatica tra Israele e Giordania. Re Abdallah ieri ha definito «inaccettabile» e «provocatorio» l’atteggiamento di Israele dopo la sparatoria avvenuta nell’ambasciata israeliana ad Amman in cui sono stato uccisi due giordani. Netanyahu ha accolto come un eroe la guardia di sicurezza che ha aperto il fuoco in reazione, secondo una versione dell’accaduto, a un tentato accoltellamento. Il sovrano ha chiesto a Netanyahu di «assumere tutte le misure necessarie per processare la guardia».

FONTE: Michele Giorgio, IL MANIFESTO[1]

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  1. IL MANIFESTO: https://ilmanifesto.it/

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