Macron nazionalizza i cantieri di Saint-Nazaire

by Anna Maria Merlo | 28 Luglio 2017 11:13

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L’obiettivo di Parigi è sempre un accordo 50-50. La Francia difende “gli interessi strategici” contro il rischio per l’occupazione e il trasferimento di brevetti e know how (alla Cina). Destra e sinistra soddisfatte. I secondi fini della mossa di Macron

PARIGI. La Francia «fa valere il diritto di prelazione» sul 66,7% del capitale dei cantieri di Saint-Nazaire, ceduto dal coreano STX (fallito nel 2016). Lo ha annunciato il ministro delle Finanze, Bruno Le Maire, giustificando la decisione «per difendere gli interessi strategici» del paese, «proteggere» brevetti, know how e occupazione, obiettivi che rientrano pienamente nel «ruolo dello stato». È però una «decisione temporanea», ha precisato Le Maire, che ha rifiutato di utilizzare il termine «nazionalizzazione».

LA FRANCIA vuole guadagnare «tempo», per «negoziare le migliori condizioni possibili» per un’eventuale partecipazione di Fincantieri, che resta «sul tavolo». Martedì, Le Maire sarà a Roma per incontrare gli «amici italiani», l’omologo Padoan e il ministro dello sviluppo economico Calenda. Con un investimento modesto di 80 milioni di euro, la Francia utilizza uno strumento di pressione sugli italiani, che nelle ultime settimane hanno rifiutato l’offerta francese di una partecipazione 50-50 tra Italia e Francia.

LE MAIRE HA INSISTITO sul fatto che non si tratta di una decisione anti-europea, come la descrivono gli italiani scottati: l’obiettivo resta di costruire un «progetto industriale europeo solido e ambizioso«, che ancora non esiste. Lo stato francese controllava il 34% dei cantieri e per arrivare al 50% era prevista una partecipazione di Dcns (cantieri militari, sempre a Saint-Nazaire, controllati al 62% dallo stato francese e al 35% da Thales, a maggioranza pubblica), più un 3,5% ai dipendenti. È la prima grande decisione di Emmanuel Macron in campo industriale e sembra andare controcorrente: quando era ministro dell’Economia, l’attuale presidente ha privatizzato per miliardi, dagli aeroporti (Tolosa, Lione e Nizza) alle partecipazioni pubbliche in Orange o Safran.

Ma Macron, con questa mossa mira a raggiungere due obiettivi: proteggere brevetti e occupazione a Saint-Nazaire e al tempo stesso mostrare di essere sensibile alle preoccupazioni sindacali, in un momento in cui le organizzazioni si irrigidiscono in vista dell’iter accelerato per la nuova riforma del codice del lavoro. L’ultima grande nazionalizzazione in Francia risale al 2004, per Alstom.

SULLO SFONDO, c’è la storia recente degli ex Chantiers de l’Atlantique e i timori che ha sollevato l’accordo raggiunto dall’ex presidenza Hollande con Fincantieri. Saint-Nazaire è l’ultimo sito navale francese, che ha firmato grandi navi da crociera (Normandie, France, Queen Mary 2 o Harmony of the Seas), ma che costruisce anche navi militari nel cantiere Dcns (in progetto c’è il sostituto del Charles-de-Gaulle). Impiegano 7mila persone. Emmanuel Macron, lo scorso 31 maggio, in occasione dell’inaugurazione del transatlantico Mcs-Meraviglia si era rivolto ai dipendenti: «avete salvato l’impresa. Era data per persa, avete firmato un accordo difficile, accettato mesi di cassa integrazione perché l’impresa tenesse, con accordi inediti», facendo riferimento all’accordo di «competitività» del 2014, con la rinuncia alle 35 ore. Oggi, i cantieri di Saint-Nazaire hanno una decina di ordinazioni che assicurano dieci anni di lavoro sicuro. Ma in seguito il futuro resta incerto, la domanda può diminuire: Fincantieri, che avrebbe controllato direttamente il 48% ma avrebbe avuto la maggioranza con il 6% della Fondazione CrTrieste, poteva far correre il rischio di un trasferimento di commesse verso l’Italia.

IL SINDACATO FO parla addirittura di «dumping sociale intenso» in Italia. Per il governo, c’è inoltre il rischio di trasferimento di brevetti e tecnologia verso la Cina, visti gli accordi conclusi da Fincantieri e il porto di Trieste che guarda verso Cosco, primo armatore cinese (che già controlla il Pireo). L’equilibrio di un accordo 50-50 permetterebbe, secondo i francesi, di gettare le basi di un gruppo europeo forte, un «Airbus navale», che potrebbe raggruppare la francese Dcns, Fincantieri, la tedesca Tkms o anche l’olandese Damen. Ma per ora, ha tagliato corto Le Maire, in Europa ci sono le nazioni, in attesa di un progetto europeo.

DESTRA E SINISTRA hanno accolto con «soddisfazione» la decisione di Macron. Jean-Luc Mélenchon inneggia allo «stato stratega»: l’accordo con Fincantieri avrebbe «spogliato il cantiere, sicuro, vista l’organizzazione» della società italiana. Tweet dell’ex ministro Montebourg, difensore del patriottismo economico: «la dottrina del made in France fa nuovi adepti». Soddisfazione del sindaco socialista di Saint-Nazaire. Alla Cfdt sono più problematici: «far valere il diritto di prelazione rimanda a un periodo di incertezza di mesi se non anni – spiega Christophe Morel – vuol dire che non siamo stati capaci di trovare un accordo al 50-50, che era una buona proposta. Non capisco perché gli italiani l’abbiano rifiutata. Adesso si riparte da zero».

FONTE: Anna Maria Merlo, IL MANIFESTO[1]

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  1. IL MANIFESTO: https://ilmanifesto.it/

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