Pensione parlamentari, ok alla legge a rischio di incostituzionalità

by Andrea Colombo | 27 Luglio 2017 9:18

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I grillini esultano e fanno il «dito medio» verso i banchi del Pd, che però è l’autore della legge. La retroattività sui contributi rispetta la Carta? Il testo dopo l’estate passa al Senato

«Olè!»; la legge sui vitalizi dei parlamentari passa senza incontrare resistenze e sugli spalti dell’M5S si tripudia come se la squadra del cuore avesse appena vinto il campionato. Spunta anche un dito medio rivolto agli avversari, nello specifico i deputati Pd che però a loro volta applaudono e inneggiano, tanto più che la legge universalmente osannata è loro. La presidente Laura Boldrini ammonisce: si ricordassero che si tratta del solenne Parlamento repubblicano, non di un’arena. Niente da fare, la gara a chi festeggia di più è la logica prosecuzione di quella, in corso da 48 ore, per intestarsi la brillante vittoria.

Vittoria su chi, però, non è chiaro. La legge l’hanno approvata quasi tutti (Pd, M5S, Lega, Sinistra italiana e FdI) e non l’ha bocciata quasi nessuno. Fi resta in aula ma diserta il voto, dopo una riunione nella quale era intervenuto al telefono lo stesso Berlusconi per spiegare che il provvedimento tanto atteso è anticostituzionale. Però il coraggio di sfidare la piazza con il voto contrario non ce l’ha neppure l’uomo di Arcore. Maria Stella Gelmini e Daniela Santanchè, cuore a metà tra Arcore e Pontida, decidono di strafare e, in dissenso, votano a favore. Astenuto anche l’Mdp, con la stessa motivazione: dubbi sulla costituzionalità. Non tali né tanti da osare la bocciatura aperta. Lo fanno solo i centristi di Ap e l’esito è bulgaro: 348 sì, 28 astenuti, appena 17 no.

IL PROBLEMA DI questa legge, a conti fatti, è trovare un nemico. Come si fa a spacciare per successo epocale, tale da meritare ampio tributo in voti sonanti, un provvedimento che sfiora l’unanimità? C’è un solo rischio, ma non in Parlamento e non per volontà dei partiti: che la legge sia per l’incostituzionalità, che a molti pare manifesta, di un provvedimento che, per la prima volta, agisce retroattivamente applicando alle pensioni stanziate con il metodo retributivo quello contributivo, di manica meno larga.

La mattinata di ieri è così trascorsa dilungandosi in una sceneggiata il cui scopo era solo fingere di indicare un nemico sul quale trionfare, e al quale mostrare l’immancabile, elegantissimo dito medio. Aprono le danze i 5S La scusa è la decisione di far slittare alla prossima legislatura il prolungamento dell’età pensionabile fissato dalla riforma Fornero. È una clausola di garanzia: i deputati, su questo fronte, cioè quello che li riguarderebbe da vicino, votano con le spalle coperte.

Di Maio lo sa ma coglie l’occasione per accusare il Pd di essere «la solita casta». L’emendamento viene bocciato e Di Maio non se la prende più che tanto: «Ci riproveremo quando si discuteranno i regolamenti parlamentari». Poi la discussione sugli altri emendamenti si dilunga e M5S non esita ad accusare i perdigiorno di voler sabotare la radiosa legge. Rosato, capogruppo Pd, non ci sta e ritorce l’addebito contro gli accusatori: «La vostra faccia tosta è senza limite. Stamattina siete intervenuti in continuazione…».

I 5S OPTANO PER il bel gesto: «Noi la legge la vogliamo approvare oggi, e per questo siamo pronti a ritirare tutti i nostri emendamenti, a sacrificare persino la dichiarazione di voto finale e ad affrontare la seduta notturna». Più che di un dibattito trattasi di un gioco a rimpiattino, consistente nel far apparire gli altri come nemici di una legge che in realtà di nemici, a parte la Costituzione, quasi non ne ha. La conferenza dei capigruppo, riunita di corsa, fissa la nuova agenda. Al momento della dichiarazione di voto, Di Maio fa l’ultimo sforzo per negare al Pd la paternità della riforma: «È una data storica e una nostra vittoria. Ve lo volete tenere il vitalizio ma non potete allontanare l’amaro calice. È scacco matto e dovete pure fare finta che vi piaccia». Ha torto perché, con qualche mal di pancia, il Pd la legge la ha voluta davvero. Ma ha anche ragione perché proprio la maggioranza bulgara di ieri, su un provvedimento scritto per rincorrere i 5S , sigla la vittoria della cultura politica dei Vaffa Day…

Dopo l’estate la legge dovrà passare la prova del Senato, ed è già tutto uno sforzo per dipingere l’impresa come titanica. Non lo è, ma per far credere di aver abbattuto un drago invece che un micetto un po’ bisogna esagerare.

FONTE: Andrea Colombo, IL MANIFESTO[1]

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  1. IL MANIFESTO: https://ilmanifesto.it/

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