Codice di condotta per le Ong, Viminale: linea dura per chi non firma

Codice di condotta per le Ong, Viminale: linea dura per chi non firma

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ROMA L’Unione Europea dà il via libera al «Codice di condotta per le Ong impegnate nelle operazioni salvataggio dei migranti in mare» che ora l’Italia è pronta a utilizzare per regolare il traffico delle navi umanitarie nei nostri porti. Secondo il diritto internazionale, gli scali italiani non possono certo essere chiusi ma è chiaro che adesso, con il codice condiviso in sede Ue e sottoscritto dalle organizzazioni umanitarie, le autorità portuali — su indicazione del ministero dell’Interno — potrebbero rivelarsi molto ma molto pignole con le Ong che dovessero rifiutare di firmare.

Il testo, corretto, ha eliminato i vocaboli «obbligo» e «divieto», posizionandosi su un più tenue «si impegna». La nuova formulazione soddisfa comunque il ministro dell’Interno, Marco Minniti, che oggi farà il punto al Viminale per stabilire modalità e tempi del tavolo aperto con le Ong (già in settimana) attraverso la Guardia Costiera. A Bruxelles il via libera al «Codice» c’è da giovedì 13 ma è stato annunciato dal Viminale ieri al termine di un fine settimana molto articolato sul fronte immigrazione. Infatti con i numeri di nuovo massicci degli sbarchi — e la rivolta dei cittadini e del sindaco di Castell’Umberto nel Messinese contro l’arrivo dei migranti — il Times di Londra ha dato ampio spazio a un meccanismo, già utilizzato nel 2011 dal governo Berlusconi per ridistribuire i migranti in tutti i Paesi Ue, definendolo «l’opzione nucleare dell’Italia».

L’idea — spinta da tempo da Emma Bonino, dalla comunità di Sant’Egidio e dal senatore Luigi Manconi — si aggancia alla direttiva Ue 55/2001 che prevede la concessione ai migranti di documenti provvisori a scopo umanitario validi anche per varcare le frontiere Ue. Spiega Emma Bonino: «La minaccia di bloccare i porti era inattuabile, come quella di espellere i clandestini. I visti temporanei sono un buon modo per affrontare la questione perché non fanno pressione sui profughi ma sugli Stati membri».

Alla vigilia del vertice di Tallinn, il ministro Minniti ha ricevuto al Senato da Luigi Manconi un documento con i dettagli del «piano visti» ma al Viminale la proposta non ha fatto breccia: perché per rilasciare quei visti umanitari serve la maggioranza qualificata del Consiglio Ue dei capi di Stato e di governo.

Manconi ricorda che nel 2011 il ministro dell’Interno Roberto Maroni, davanti al «niet» dell’Ue, forzò la mano:«Applicando l’articolo 20 del Testo unico sull’Immigrazione concesse migliaia di permessi di soggiorno temporanei e marocchini e tunisini che in parte riuscirono a passare in Francia». Maroni conferma: «Il sistema funzionò e potrebbe funzionare ancora ma prima bisogna dichiarare lo stato di emergenza». È certo — dice il viceministro degli Esteri Mario Giro citato dal Times , che nel governo è il più possibilista — che l’Italia avrà «un duro negoziato» con i partner Ue.

FONTE: Dino Martirano, CORRIERE DELLA SERA



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